Smart working: il rientro

Ma quanti sono i lavoratori che in Italia potrebbero usufruire del lavoro agile con benefici sia per sé stessi, sia per l’azienda? Il calcolo arriva da Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano. Che dice: «A fronte di 18 milioni di dipendenti, potrebbero lavorare in modalità agile tra i 6,5 e gli 8 milioni di italiani. Oggi sono circa 4,5 milioni, ma prima della pandemia erano meno di 600mila». Nonostante l’evoluzione, il nostro Paese rimane però ancora fanalino di coda in Europa. Secondo i dati Istat, in Italia il lavoro agile si ferma a una diffusione poco sopra al 13%, contro il 20% europeo.

Nei due anni e mezzo di pandemia molte grandi aziende e molti settori hanno abbracciato questa formula. I vantaggi sono molti. Solo in termini di risparmio economico e di minori emissioni inquinanti emergono cifre convincenti. Il Politecnico di Milano ha calcolato che con il 50% di presenza in ufficio, solo per il tragitto casa-lavoro, i dipendenti risparmierebbero circa duemila euro l’anno, mentre per le aziende l’ottimizzazione degli spazi avrebbe impatti economico-finanziari di rilievo. In termini di sostenibilità ambientale, la stima è di minori emissioni per circa 1,8 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.

I freni però sono tanti. «Da noi ci sono ancora resistenze – dice Tania Scacchetti, segretaria confederale Cgil -. Del resto, abbiamo un tasso di aziende medie piccole molto più alto che in altri Paesi. Ma quello che serve è anche un cambiamento culturale».

LA STAMPA

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