Meloni e i timori sui conti «da far tremare le vene». L’agenda Draghi non è un tabù
Giorgia Meloni e i colloqui con premier, grandi banchieri e manager. I timori su una situazione critica dei conti pubblici
A Londra Meloni andrà dopo le elezioni, se le vincerà. A Cernobbio invece andrà domani e da candidata a palazzo Chigi «rilancerà l’agenda Draghi», che detta così sembrerebbe una provocazione se non fosse uno dei maggiori dirigenti di FdI a sostenerlo.
Il paradosso è usato per spiegare la parola d’ordine del leader della destra, che è «rassicurare». E quanto dirà agli imprenditori italiani spera di ripeterlo da premier agli investitori londinesi. Perché c’è un motivo se a Meloni «tremano le vene ai polsi»
: i resoconti dei frequenti colloqui con il presidente del
Consiglio, con membri del board della Bce, con grandi banchieri
nazionali, con manager delle aziende pubbliche e con il capo di
Confindustria le appaiono «bollettini di guerra». La situazione disegna
in prospettiva un drammatico scenario per il Paese, «senza precedenti nella storia repubblicana». E la battuta con cui prova a esorcizzare il momento — «abbiamo avuto la sfiga di beccare questa fase proprio quando possiamo vincere» — le serve a prender fiato tra una conversazione e l’altra.
«Nero è lo scenario globale», secondo l’ex ministro Tremonti che corre con FdI: «Quanto all’Italia gli attriti sociali non si sono ancora visti». Il riferimento è ai gravi affanni del sistema produttivo, ai timori di un massiccio ricorso alla cassa integrazione, all’inflazione che porrà in agenda il problema del recupero di potere d’acquisto dei lavoratori. Perciò nei primi giorni di campagna elettorale Meloni non la prese bene quando i suoi alleati iniziarono a darci dentro con le promesse: «Lo so che l’Italia rischia il default e non sarò io a farla precipitare dentro. Piuttosto preferisco ritirarmi». Non l’ha fatto e ovviamente non lo farà, ma nei suoi comizi nazional-popolari — tra una battuta contro i media e un’altra contro i poteri che chiama «loro» — avvisa che «diremo la verità e se dovremo prendere misure impopolari le spiegheremo».
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