La potentissima lobby che non ha interesse a spegnere l’inflazione

Negli anni Ottanta i rapporti debiti/Pil erano una frazione degli attuali.

Se queste ipotesi sono vere, allora vivremo a lungo con un’inflazione più alta rispetto a quella a cui ci eravamo abituati negli ultimi 40 anni.

Oltre all’interesse degli Stati a imporre la tassa occulta dell’inflazione sui risparmiatori, tre fattori strutturali si aggiungono nel favorire uno scenario di inflazione prolungata.

Il primo è il progetto di divorzio Usa-Cina, cioè di rilocalizzazione industriale nei paesi geopoliticamente alleati o amici o affini all’Occidente. Quand’anche il divorzio dovesse essere solo parziale (com’è realistico), comporterebbe probabilmente degli aumenti nei costi di produzione.

Il secondo fattore inflazionistico sono i limiti all’immigrazione, che migliorano il potere contrattuale dei lavoratori nei paesi ricchi e quindi aiutano ad aumentare i salari.

Il terzo sono le politiche energetiche legate al cambiamento climatico, anch’esse in genere inflazionistiche perché la fonte energetica più a buon mercato è il carbone, tutte le alternative per una ragione o per l’altra hanno costi superiori.

CORRIERE.IT

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