La nuova plebe italiana non trova tribuni, che catastrofe un altro governo debole
Nel mentre recessione e inflazione moltiplicano le disuguaglianze e la crisi politica va precipitando, tutti gli attori in commedia corrono a occupare il ruolo dei moderati. Tutti “noi moderati”. Fuorchè forse il pluritradito Letta, cui non resta che dire qualcosa di sinistra almeno per tenere sul fronte pentastellato. Cosa incredibile anch’essa nell’incredibilità della situazione generale. È evidente infatti che il Paese avrebbe bisogno tutt’altro che di moderatismo, ma di radicali riforme, anzi: di una vera e propria “rivoluzione culturale” per abbattere il centralismo burocratico del suo apparato amministrativo, per semplificare i suoi ordinamenti, rifare dalle fondamenta il proprio sistema di formazione, riformare quello giudiziario. Moderati si può essere quando l’edificio abbisogna di qualche cura e restauro – allora sì è saggio ed economico non voler rifare dalle fondamenta. Nel nostro caso, di grazia, che cosa vi pare bisognevole soltanto di modesti (moderato ne è sinonimo) restyling? Assale un dubbio: si va a caccia di voti moderati perché si sa o si prevede che a votare andranno in grandissima maggioranza i moderati di fatto? Che il 50% degli italiani che non vota è in gran parte formato da persone disperate ormai di veder risolti i propri problemi con competenza ed efficacia? Chi sono questi concittadini? La distribuzione del voto tra centri e periferie la dice lunga a proposito. Vi è chi vuol scelte moderate perché tira avanti più o meno facilmente anche in questa perenne crisi e teme il famoso salto nel buio – e chi avrebbe tutto l’interesse a scelte radicali, ma ormai è del tutto disincantato sulla loro praticabilità. Ogni giorno di più costoro formano, non solo in Italia, una nuova plebe. Una plebe che ha cercato i suoi tribuni senza mai riuscire a trovarli, passata da delusione a delusione. Ma, lo si sappia, una plebe senza tribuni è la negazione dell’idea stessa di repubblica, è dunque l’origine stessa del principato.
LA STAMPA
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