Treviso, gli imprenditori voltano le spalle a Salvini: “Su Draghi e sanzioni sbaglia tutto”
Per chi fa affari con la Russia la tentazione del colpo di spugna è fatalmente più viva. Ma non al punto di sostenerlo apertamente. Prima della guerra il 17% del fatturato della Madas, che a Legnago nel Veronese produce valvole per l’industria, arrivava dall’export in Russia e Ucraina. Ora è tutto congelato: «Le sanzioni non funzionano, non è così che possiamo far male all’economia russa – dice l’ad Marco Marangoni –. Ci stiamo facendo molto male. Certo non me la sento di sostenere l’idea di cancellarle, è comprensibile voler colpire la Russia. Servirebbe una strategia più mirata da parte dell’Europa». E proprio l’Ue è l’altra faccia della distanza tra la Lega salviniana e gli imprenditori: Bruxelles non è l’avversario, ma il luogo dove giocare la partita. «Dobbiamo agire compatti a livello europeo, o reggiamo o saltiamo tutti insieme – dice Roberto Ariotti, titolare di una fonderia stritolata dal caro-bollette –. Bisogna riformare subito il mercato dell’energia che ora è in mano agli speculatori. Per non scontentare quattro trader stiamo sacrificando la nostra manifattura, è una follia. Lì bisogna intervenire. Lasciamo stare le sanzioni e Putin, quello è uno che ci ha portato i carriarmati dietro casa, come facciamo a fidarci?».
LA STAMPA
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