La strada difficile per convincere gli astenuti

Se poi Letta si fosse reso conto, quantomeno a luglio, che l’esito del prossimo voto potrebbe mettere a rischio la Costituzione, avrebbe avuto il tempo di proporre all’intero centrosinistra una sorta di Cln sotto forma di una «coalizione tecnica» che andasse da Renzi a de Magistris. Tutti insieme per impedire alla destra di avere la maggioranza nelle due Camere. Poi, passate le elezioni, ognuno sarebbe andato per la sua strada. Ma Letta sapeva che mai i suoi compagni di partito avrebbero accettato di consentire un ritorno sulla scena di Renzi. Neanche con un ruolo laterale, tramite un espediente tecnico. E probabilmente non lo voleva neppure lui. Sicché è andato avanti consultando i partner uno alla volta. Con i risultati che conosciamo. Dopodiché la partita sarebbe stata persa anche se fosse riuscito ad allearsi, separatamente, con Calenda o con Conte. E non per colpa del «Rosatellum»: alleanze monche avrebbero, con ogni probabilità, portato il centrosinistra all’insuccesso con ognuno dei sistemi elettorali sperimentati in Italia dal ’94 in poi. Solo una sorpresa dell’ultimo minuto come l’avanzata del M5S al Sud sotto le bandiere del reddito di cittadinanza (annunciata da alcune rilevazioni) avrebbe potuto cambiare tale prospettiva. A fine luglio però era difficilmente immaginabile.

La verità che sta dietro l’«allarme Costituzione» sembra allora essere un’altra. Letta ha il timore che Calenda e Conte gli portino via dei voti. Ma pare che le cose non stiano in questi termini.

Uno tra i più autorevoli politologi italiani, Gianfranco Pasquino (già senatore della Sinistra Indipendente, poi dei Progressisti, oggi elettore dichiarato del partito di Letta), ritiene che il Pd sia «stabile (…), se non addirittura in leggera crescita». Secondo Pasquino — che ne ha scritto su Domani — l’erosione di suffragi Pd da parte del Terzo Polo sarebbe solo «presunta». E neanche il recupero di voti da parte dei Cinque Stelle sembrerebbe «dovuto alla sottrazione di consensi a Letta», quanto piuttosto «al possibile rientro di elettori già pentastellati che si stanno ricredendo». Le analisi dell’illustre allievo di Norberto Bobbio e Giovanni Sartori dovrebbero rassicurare il segretario. Nessuna insidia gli verrebbe da Calenda, Renzi e Conte. Legittimo che il leader del Pd vada in cerca di un consistente aumento del proprio patrimonio elettorale. Ma, se ci si fida di Pasquino (e noi ci fidiamo ciecamente), nei quattordici giorni che ci separano dalla chiusura della campagna elettorale quei suffragi Letta farebbe meglio ad andarli a pescare tra gli astenuti piuttosto che provare a «recuperarli», nel nome del «voto utile», da Calenda o da Conte.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.