Vertice a Berlino, Scholz fa il tifo per Letta. La Spd: “Non vinca la postfascista Meloni”
Uski Audino
BERLINO. Nell’ultimo scorcio di campagna elettorale il segretario del Pd Enrico Letta vola a Berlino per ricordare che è nel cuore dell’Europa che si trovano soluzioni comuni a problemi condivisi dai cittadini europei. Il caro energia non si combatte solo con misure nazionali. «Abbiamo bisogno di soluzioni europee perché solo queste possono farci uscire dalla drammatica crisi energetica nella quale Putin ci sta mettendo tutti», ha detto il segretario del Pd dalla sede dei socialdemocratici tedeschi.
Alla Willy Brandt Haus, il segretario del Pd incassa l’endorsment del cancelliere Olaf Scholz, che incontra per una buona mezz’ora a quattrocchi, e poi del presidente del Spd Lars Klingbeil, che si augura una vittoria del partito alleato e non di Giorgia Meloni, presidente di un partito «postfascista, che porterebbe l’Italia sulla strada sbagliata». Va detto, che l’aggettivo «postfascista» per definire la formazione di Meloni, è usato in Germania come un attributo neutrale e descrittivo tanto dai media di destra che di sinistra. Sulla stessa linea anche la stampa britannica. Ieri il Financial Times, in un pezzo dal titolo «I molti volti della probabile nuova prima ministra italiana», sottolinea che la leader di Fratelli d’Italia «si definisce una conservatrice di centro-destra, ma ha rifiutato di rinnegare le radici del suo partito, la cui bandiera porta ancora la fiamma fascista», aggiungendo che «permangono gravi riserve sulla Meloni, in particolare nel momento in cui un’ondata di partiti di destra dura sta vivendo una preoccupante rinascita in tutta Europa». Anche il The Guardian definisce la formazione di Meloni «di estrema destra».
Del resto è evidente, ha proseguito il presidente del Spd Klingbeil, «che in questa tornata è in gioco molto di più dell’Italia», è in gioco l’orientamento futuro dell’Europa. E allora qual è l’idea di Europa che ha in mente Enrico Letta? «Le opzioni sono due: ci si può collocare al cuore dell’Europa con Bruxelles, Berlino, Parigi, Madrid» quindi cercando soluzioni condivise a problemi comuni e puntando al voto di maggioranza, «oppure c’è l’Europa delle nazioni, del diritto di veto, che ha come principale interlocutori il governo ungherese e polacco. Un destino che non ci piace».
La memoria va al voto della settimana scorsa al Parlamento europeo, che ha condannato a larga maggioranza il governo di Budapest «per i suoi tentativi deliberati e sistematici» di minare i valori della democrazia europea. In quell’occasione Fratelli d’Italia e Lega hanno votato contro, in sostegno al governo di Viktor Orbán. «La scelta di Meloni e Salvini di aiutare Orbán è gravissima», contraria ai valori su cui si fonda la nostra democrazia come lo stato di diritto, ha commentato Letta. E per il segretario del Pd il viaggio a Berlino, da dove ribadisce «credo nella rimonta» e «mai al governo con la destra», sembra una risposta al posizionamento degli avversari. Questa è la nostra idea di Europa, sembra dire Letta: quella della socialdemocrazia, dei diritti e dello stato di diritto. Ma c’è un secondo aspetto importante, che nei fatti è anche un implicita risposta alla battuta di Draghi della settimana scorsa: «Non bisogna soltanto scegliere gli alleati in base ai valori condivisi, ma anche cercando di capire quali hanno la capacità di portare avanti meglio gli interessi degli italiani». Letta sceglie di parlare del gas e disaccoppiamento del prezzo dell’energia non solo con chi è parte della sua stessa famiglia politica, ma soprattutto con chi da mesi sta tentennando sul tetto al prezzo del gas e su possibili misure europee che intervengano nel mercato del gas. Quello che Letta incassa a Berlino è una buona dose di ottimismo e la speranza concreta di una svolta al prossimo Consiglio europeo sull’energia del 30 settembre. «Dopo questa visita a Berlino sono molto più ottimista perché ho visto che c’è la consapevolezza e l’impegno nel risolvere un problema comune», di imprese e famiglie sul caro bolletta, e ha visto «Scholz determinato a perseguire soluzioni europee».
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