Giorgia contro Giorgia
Accanto a Meloni di lotta, c’è anche Meloni di governo, che è tornata indietro sul blocco navale, che ha impedito a Salvini di cavalcare lo sfondamento del bilancio, che non accarezza il garantismo strumentale di Berlusconi. Anche nel “governismo” c’è una vocazione antica della destra: in queste settimane si è espressa in un approccio assai diverso dall’opposizione tosta e ininterrotta che aveva portato Meloni a cavalcare tutte le tigri polemiche. Una vocazione di governo nel passato alimentata anche da una cultura legalitaria che secondo Campi, è destinata a riaffiorare: «Il legalitarismo della destra nel passato ha portato ad una divaricazione con lo pseudo-garantismo più strumentale che culturale di alcuni alleati».
Nella Meloni bifronte di queste settimane ci sono anche gli imperativi della campagna elettorale: nell’ultima fase non è sfuggito alla leader di Fratelli d’Italia l’atteggiamento “grintoso” di Salvini che ha rilanciato su tutti i dossier, in concorrenza scoperta con Giorgia. Ecco perché, per il comizio di chiusura di tutto il centrodestra, in piazza del Popolo questa sera a Roma, Meloni è chiamata a fare – e lei lo sa – il discorso sin qui più importante della sua carriera politica. In una volta sola, l’ultimo da oppositrice permanente, il primo da presidente in pectore.
LA STAMPA
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