Partiti e governo, qual è la posta in gioco

La soglia del 10%

Forza Italia ha bisogno di un risultato dignitoso, al di sotto del quale non sarebbe in discussione la leadership di Silvio Berlusconi, che è tutt’uno con la sua creatura, ma sarebbe forte il rischio della tentazione per gli eletti di cercare riparo sotto l’ombrello di Fratelli d’Italia, o tra le braccia già aperte di Carlo Calenda. Giuseppe Conte sembra non rischiare nulla, il dimezzamento dei voti del 2018 apparirà comunque un successo, per come si erano messe le cose. Ha azzoppato via via tutti i suoi rivali, semmai non è chiaro che cosa ne farà degli eletti che riuscirà a portare in Parlamento. Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno scommesso tutto sulla destrutturazione dei poli, una soglia intorno al dieci per cento consentirebbe di giocare il secondo tempo della partita, cercando di allargare la loro base. Un voto di molto più basso potrebbe invece aprire la strada al «rompete le righe». Fratoianni e Bonelli stanno con le dita incrociate sperando nel 3 per cento; Di Maio, si gioca, rischiando, la possibilità di restare in Parlamento.

Quale governo

Ma la sfida più grande sarà poi quella del governo. Se sarà Giorgia Meloni a conquistare la maggioranza dovrà fare i conti con gli appetiti dei suoi alleati, che potrebbero addirittura crescere se i loro risultati fossero insoddisfacenti. Non è un mistero che Salvini aspiri a tornare al Viminale, così come non è un mistero che Meloni è almeno in teoria disponibile a dare quella casella alla Lega. L’Interno, per altro, insieme all’Economia, agli Esteri e alla Difesa, sono i ministeri sui quali, più di altri, Sergio Mattarella vigilerà. La leader di Fratelli d’Italia poi dovrà fare un po’ di conti anche con il suo partito, che da lunghi vive il digiuno dell’opposizione. Tutto può permettersi meno che sentirsi dire che la sua squadra è di basso livello.

CORRIERE.IT

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