Da dove ripartire: un bagno di realtà in tre punti

Nelle forme e nei limiti di cui parla la Carta, vi è anche il quadro delle nostre alleanze internazionali, l’appartenza all’Unione europea di cui siamo orgogliosamente fondatori, le regole che anche noi abbiamo contribuito a scrivere e che non ci sono state imposte da nessuno. Un Paese serio non ridiscute, ad ogni turno elettorale, gli impegni assunti dallo Stato come se non vi fosse alcuna continuità tra un governo e l’altro, pur di natura politica radicalmente diversa. Come se si ricominciasse sempre daccapo, da una sorta di terreno verde, vergine. E una classe politica responsabile, che si candida a gestire la cosa pubblica, non contrabbanda poteri che non possiede. Sa che la rottura di legami profondi, specialmente nell’Unione europea (il cui diritto è stato legittimamente recepito nel nostro) non è priva di costi. Serietà e credibilità sono le uniche armi con le quali gli interessi nazionali possono essere fatti valere concretamente sui tavoli internazionali. Il resto è propaganda. Un agitarsi inconsulto che in campagna elettorale genera curiosità, solleva applausi, ma poi, quando si è al governo, è controproducente e dannoso.

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