Il giorno della verità: ecco le pagelle dei sondaggisti ai leader. Da Meloni a Salvini, da Calenda a Letta, Berlusconi e Conte: i promossi e i bocciati

6 Berlusconi

Una campagna vintage, il problema di Forza Italia è stato continuare a proporre solo lui come frontman, senza creargli una squadra intorno, che si muovesse in parallelo. D’altra parte, le gaffe Berlusconi le ha sempre fatte, anche quando aveva ben altro smalto. Con l’arrivo su Tiktok si è messo in ridicolo, ma ha anche avuto tanta pubblicità gratuita e forse la strategia era proprio questa. (4 a Forza Italia)

4 ½ Letta

Ha insistito con la polarizzazione, proponendo una campagna divisiva, quando lo scenario politico non è da “uno contro uno”. Una strategia che poteva andare bene col campo largo, ma con questa coalizione non regge e gli elettori lo hanno capito: circa un terzo non voterà né a destra né a sinistra. In generale da Letta ho visto tanti slogan, ma pochi contenuti.

8 Conte

Ha avuto una strategia precisa, direi scientifica, individuando come target gli elettori che 4 anni fa avevano votato 5 stelle. La missione è stata recuperare i delusi e i disillusi, senza disperdere energie. Il suo merito è stato capire che poteva riconquistare quei voti, soprattutto al Sud.

6 ½ Calenda

È stato bravo a guadagnare spazi di comunicazione, di fatto senza un partito. È stato sul pezzo, intervenendo su tutto o quasi. Unica pecca aver usato un tono sopra le righe anche con i possibili alleati, cioè il Pd. Buona la scelta di tenere Renzi un passo indietro, visto che su di lui c’è ormai un pregiudizio negativo.

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7 Meloni

Ha adottato una strategia prudente, senza guizzi o innovazioni che non servivano. Nelle ultime due settimane ha alzato i toni per la necessità di mobilitare i suoi elettori e non far pensare di avere già vinto.

5 ½ Salvini

È un animale da campagna elettorale molto più a suo agio in questo contesto che al governo con Draghi. Ha giocato inevitabilmente di rimessa rispetto a Meloni e a fianco a lei il suo meccanismo comunicativo appare appannato. È sembrato stanco, ma vanno riconosciute alcune cose positive come la maratona sui social o l’attività su Tiktok, dove è uno dei migliori.

6 Berlusconi

È quasi un’icona pop a suo modo. Basti pensare che ha completato la sua ottava campagna elettorale per le politiche, insomma merita un metro di giudizio diverso. Sicuramente ha avuto i suoi inciampi, come sull’ipotesi di dimissioni di Mattarella o sulla difesa di Putin. Non è quello dell’epoca d’oro, ma resta un grande talento comunicativo, capace di adattarsi, come ha mostrato su Tiktok.

5 Letta

Si è mosso in un contesto difficile, non per sua colpa, e ha visto sfarinarsi sotto i suoi occhi il campo largo. Ha finito col subire una manovra a tenaglia da parte di Conte e Calenda, il Pd è apparso passivo e non ha fatto emergere un messaggio chiaro. La polarizzazione “o noi o loro” è stata tatticamente corretta, ma probabilmente non ha pagato per mancanza di credibilità.

8 Conte

Per come era cominciata, con la crisi di governo provocata da lui con un pasticcio, è stato una sorpresa. Ha ingranato la marcia con un lavoro forte sulla sua immagine: una campagna da sinistra, stemperando i toni populisti con il suo profilo istituzionale. I 5 stelle sono riusciti a raccontarsi come un partito che non deve piacere a tutti, ma ha proposte riconoscibili. Ottimo lavoro sui social, registrando numeri elevati.

6 ½ Calenda

Grande energia comunicativa, ha la capacità di creare la notizia e poi gestirla. Ha proposto un messaggio non maggioritario e serio, ma con una comunicazione a volte aggressiva, ad esempio su Twitter.

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8 ½ Meloni

Va sottolineata la grande compostezza, nonostante sia stata penalizzata dagli alleati, che l’hanno messa in difficoltà. Cosa non banale, tiene in pugno e compatto il partito e il gruppo dirigente, nessun elemento di disturbo, a parte qualche sciocco che fa il saluto romano. A tratti ha giustamente tirato fuori temi più di destra, per parlare ai suoi elettori di riferimento, sapendo che al governo non potrà fare quasi nulla di destra.

3 Salvini

In totale confusione, la gaffe con il presidente dell’Unione ciechi basta e avanza. In realtà il cieco è lui, ha smarrito la percezione. Non ha offerto elementi di novità, ha solo rotto le scatole alla Meloni, un pessimo contributo per la coalizione.

5 ½ Berlusconi

La verità è che sarebbe ora di smettere. A differenza di altre volte, non ha avuto nessun guizzo o valore aggiunto. C’è ancora chi lo vota, per un legame che va oltre la politica, ancorato al passato. Non mi stupiscono gaffe e dichiarazioni sballate, sono da sempre nel suo repertorio.

2 Letta

Doveva fare solo una cosa, il regista. E ha fallito clamorosamente, non sapendo cucire come Prodi. Il “mai più con i 5 stelle” è una mossa che non esiste, e poi si è fatto mettere nell’angolo da Calenda. Per non parlare della polarizzazione sulla paura dei fascisti, che è una sciocchezza. È sembrato avere poco da dire e in difficoltà nel raccontarlo.

7 ½ Conte

Aveva una sola via d’uscita, quella che passava dal Sud e dall’offrire una chiave di protezione sociale alle fasce più deboli. Ha giocato in modo intelligente le sue carte, senza scomporsi. C’è stata qualche incertezza sulla guerra in Ucraina, ma quel tema non sposta molti voti.

7 ½ Calenda

Forse il più abile a livello comunicativo, ha la capacità di sembrare preparato, di sapere cosa dire e con un orientamento chiaro. Prova a dissimulare la sua aggressività, che è un suo evidente tratto caratteriale. In generale risulta fresco, come già nella campagna per le comunali di Roma.

LA STAMPA

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