Cacciari: “Siamo diventati fascisti? Una stupidaggine. Sinistra vittima di una catastrofe mentale”
Ma, le diversità di programma, il diverso punto di vista
sulle soluzioni economiche da adottare nei prossimi mesi… Non sono
motivi sufficienti per spiegare le divisioni?
«Ma vogliamo
scherzare? Si enuncia il pericolo del fascismo e ci si divide su queste
cose? Ma quando in Italia il fascismo si è voluto combattere davvero, si
sono uniti tutti. Nel Cln c’erano tutti, dai monarchici ai comunisti.
Quale programma comune potevano avere quelli che sognavano il ritorno
del re e quelli che sognavano la rivoluzione comunista? Eppure sono
riusciti a fare fronte comune. Qui invece non c’è stata alcuna coerenza
tra i pericoli denunciati e i comportamenti concreti sulle alleanze.
Forse perché i pericoli non c’erano o non c’erano nella misura in cui si
affermava che ci fossero. Così perdendo credibilità».
E adesso che cosa accadrà a sinistra?
«Attendiamo
che nella notte si consolidino i risultati definitivi. Ma se davvero la
somma dei voti di chi si oppone al centrodestra sarà superiore a quella
dei voti dello stesso centrodestra, i vertici del centrosinistra
dovrebbero solo tirarsi una cannonata sulle palle. Perché vuol dire che
se ci si fosse messi tutti insieme si sarebbe potuto vincere».
Chi dovrebbe pagare di più?
«Credo che il gruppo
dirigente del Pd dovrebbe fare un’analisi molto seria. Soprattutto, e
questo gli exit poll non ce lo dicono, se il partito scenderà sotto il
20 per cento. Senza contare che un Pd al 17 e una Meloni al 27, per dire
gli estremi delle due forchette, si tramuterebbe in un vero disastro
per Letta».
In quel caso quale sarebbe la ricetta per uscire dalla crisi del centrosinistra?
«E
che ne so? Non ho ricette. Soprattutto per malati che non ammettono
nemmeno la malattia. Malati che non hanno saputo fare uno straccio di
legge elettorale, pur sapendo a che cosa si andava incontro con il
taglio del parlamentari e la legge attuale. Malati che dicono di aver
governato benissimo tutti insieme e non sono in grado di trovare una
linea comune per presentarsi agli elettori».
Quale avrebbe potuto essere una linea comune?
«Viva l’Europa, viva l’Occidente, viva l’America, no a Putin».
Ma i 5 stelle avrebbero accettato una linea del genere?
«Ma certo che l’avrebbero accettata».
Eppure hanno fatto cadere Draghi…
«La prima volta gli hanno votato contro ma la seconda erano disposti a sostenerlo».
E allora perché Draghi si è dimesso?
«Perché
sapeva che con un governo che comprendeva anche la Lega sarebbe stato
molto difficile affrontare la crisi economica ed energetica dei mesi che
arriveranno».
Se la soglia per la crisi del Pd è il 20 per cento, qual è secondo lei la soglia critica per Giorgia Meloni?
«In
teoria se Fratelli d’Italia dovesse andare sotto il 25%, potrebbe avere
problemi dentro la coalizione di centrodestra. Ma con il risultato
basso di Lega e Forza Italia, anche l’ipotesi che l’area moderata sia
tentata di uscire dalla coalizione appare abbastanza remota. In questi
casi bastano pochi punti percentuali per cambiare lo scenario politico».
Uno dei risultati meno attesi è quello dei 5 Stelle che,
nonostante tutto, hanno ottenuto intorno al 15 per cento. La metà di
quel che avevano ottenuto cinque anni fa ma più di quanto si prevedeva.
Come si spiega?
«I Cinque stelle hanno fatto una buona
campagna elettorale. Sono gli unici che hanno accennato a problemi reali
come il calo dei redditi e la disoccupazione di chi ha meno di
quarant’anni. Hanno recuperato voti anche tra gli elettori di sinistra,
delusi fino alla disperazione. E lo hanno fatto portando nelle piazze un
discorso che prendeva le distanze, un discorso non draghiano».
Ma come? Non abbiamo detto che a un certo punto Draghi lo avrebbero votato?
«Certo.
Ma anche loro hanno imparato presto l’arte del trasformismo. Non
possiamo fargliene una colpa. Nella politica italiana il trasformismo
esiste da prima della prima guerra mondiale».
Ora il tema dell’opposizione è quale rapporto potrà esserci tra Pd e Cinquestelle. Secondo lei?
«Se
i due principali partiti dell’opposizione si uniranno (come avrebbero
dovuto fare, secondo me, fin dal 2018) allora ci sarà un riequilibrio e
l’opposizione di centrosinistra potrà fronteggiare il governo di destra.
Altrimenti non ci sarà speranza alcuna».
Ma i 5 stelle sono di sinistra? Non sembrano piuttosto una forza populista e peronista?
«Questo Pd è di sinistra? E Conte è davvero populista? Oggi Conte non può fare il populista. Se lo fa finisce, anche senza accorgersene, per entrare nell’area di governo».
LA STAMPA
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