Luce già staccata a chi fa fatica a pagare. Le società dell’energia: “Non rischiamo”
Sandra Riccio
C’è Claudio Porlisi, gestore di un bar a Frosinone che qualche giorno fa ha ricevuto una lettera dalla sua società dell’energia che gli annunciava il distacco immediato di tutte le utenze: luce, gas e telefonia. La ragione? Il messaggio citava solo i rincari e nulla di più: «Alcune offerte sono diventate insostenibili per una eccessiva onerosità sopraggiunta e non prevedibile. Siamo spiacenti di comunicarle il recesso». C’è poi Patrizia, titolare di un bar alla periferia di Roma. Anche lei, qualche settimana fa, si è ritrovata con una comunicazione di sospensione del servizio di erogazione della luce. Non era riuscita a pagare l’ultima fattura che però era arrivata con un importo più che quintuplicato (da 800 a 4 mila euro). Per far fronte ai rincari Patrizia si era già vista costretta ad anticipare la chiusura del suo bar (alle 15 invece che alle 20) e poi a lasciare a casa due dei suoi tre dipendenti.
La crisi energetica non è fatta solo di tariffe rincarate che affossano i bilanci delle famiglie. Ora inizia anche a emergere il problema della chiusura delle forniture: di punto in bianco, senza molti preavvisi, gli operatori staccano dalla rete i clienti morosi. Basta anche una sola bolletta non pagata. Ma nella lista nera stanno finendo anche quelli che fin qui hanno versato regolarmente, ma potrebbero non pagare. Si tratta di procedure che, per ora, stanno applicando solo gli operatori più piccoli di luce e gas. «Sono ancora situazioni non troppo diffuse, ma stanno crescendo in fretta – spiega Furio Truzzi, presidente di Assoutenti –. È una pandemia energetica: da un focolaio isolato, ci troveremo di colpo con migliaia di casi in tutto il Paese. Ci aspettiamo un aumento vertiginoso già tra quindici giorni, quando inizieranno ad arrivare le nuove bollette».
Che cosa sta succedendo? «Alcuni tra gli operatori più piccoli del mercato dell’energia hanno capito che sono al limite del fallimento e quindi hanno iniziato a eliminare i clienti più a rischio, quelli che non pagano o che potrebbero non pagare – spiega Luigi Gabriele, presidente di Consumerismo –. L’impressione è che stiano facendo una specie di scrematura per tenersi solo la parte migliore della clientela, chi per esempio paga con la domiciliazione in banca, chi ha sempre saldato tutto senza mai fare storie o magari chi vive nei quartieri benestanti».
Per capire chi tenere e chi abbandonare al proprio destino, le compagnie hanno a disposizione grandi quantità di dati. Possono interrogare le banche dati dell’Acquirente unico e in un attimo ottenere i profili di chi in passato è stato moroso. Possono inoltre incrociare i dati con quelli del Crif, la banca dati che rivela chi non paga il mutuo o chi in passato ha avuto problemi con la carta di credito o con le rate. «Per finire nella lista nera in questa fase così difficile basta anche aver saltato anni fa una rata del prestito per l’auto» dice Gabriele.
Il fenomeno è esteso e riguarda commercianti e artigiani, ma arriva anche ai condomini che già sono in allarme per i rincari sul riscaldamento. Per fare qualche esempio, un condominio da 30 appartamenti della periferia di Palermo nelle scorse settimane si è sentito rifiutare la riattivazione della fornitura di gas, causa morosità pregresse mentre un palazzo di Genova (20 appartamenti) si è visto chiedere una integrazione delle garanzie fornite finora: invece delle poche migliaia di euro da lasciare sul conto corrente comune, come pegno per i futuri pagamenti i condomini dovranno parcheggiare 30mila euro.
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