“Siamo circondati e controllati”. Il collasso dell’armata di Putin nell’oblast di Kherson, il racconto dei canali Telegram pro Cremlino
Jacopo Iacoboni
La mappa della ritirata nel distretto di Kherson pubblicata il 4 ottobre dal canale Telegram Rybar, un canale pro Russia
Che cosa sta succedendo nell’oblast di Kherson? Se sono veri i racconti di diversi canali Telegram pro Russia, tenuti da osservatori e blogger per lo più nazionalisti, che si sono guadagnati una relativa notorietà nel mondo di chi segue queste cose, la Russia sta vivendo un nuovo collasso militare. Ecco perché, secondo questi racconti.
Il più esplicito è Roman Saponkov. La causa della ritirata russa è spiegata con tre motivi. Il primo è questo: «Mancanza di rotazione. Le unità della 126ª Brigata combattono da marzo. I soldati andavano in licenza 5 giorni al massimo. Sette mesi in prima linea senza rotazione. Battaglie costanti, ferite, uomini esperti e bombardati sono stati battuti dal personale per sette mesi di seguito. Alla fine di agosto gli stessi uomini hanno messo fuori combattimento la 128ª brigata della Transcarpazia, tanto che è stato dichiarato il lutto in quella zona. In seguito, gli stessi uomini sono stati lasciati al loro posto. Gli ucraini hanno ruotato, hanno tolto 128 unità per riposare, hanno portato altre unità di carri armati e un mese dopo ci hanno buttato fuori dalle nostre posizioni». In questo quadro, osserva Saponkov, i miracoli non accadono, per quanto eroici possano essere i nostri soldati, se il villaggio è difeso da 15 persone e il nemico attacca e bombarda le unità per sette mesi di fila, prima o poi l’unità perderà l’efficacia del combattimento. I rinforzi della «mobilitazione» decisa da Putin non sono ovviamente mai arrivati.
Il secondo motivo del collasso è che, «a giudicare dalla natura delle perdite, il nemico ha usato una tattica per incunearsi tra i nostri punti di appoggio. Con una carenza selvaggia di fanteria, i nostri erano seduti nelle roccaforti, cioè nei villaggi e nelle piantagioni. Il nemico aveva impiegato mesi di ricognizione per trovare punti in cui infiltrarsi tra le roccaforti. Il passo successivo è stato l’introduzione di unità mobili nella loro avanzata. Le nostre truppe erano pesantemente scariche, i supporti resistevano, ma le riserve mobili non c’erano o non erano sufficienti a fermare lo sfondamento». Benché qualcuno abbia scritto che i neo-mobilitati in Russia sarebbero stati spediti al fronte anche con soli due giorni di training (con quali risultati, sarebbe stato facile immaginare), la realtà è che i riservisti, sia a Lyman, sia a Kherson – di cui stiamo parlando – non sono arrivati.
«Le unità di supporto hanno resistito, ma subito, durante le prime ore, si sono trovate circondate, hanno co battuto fino all’esaurimento. In quel momento, l’esercito ucraino aveva così poche forze che non ha nemmeno catturato gli uomini accerchiati, la maggior parte dei quali è uscita verso di noi»
Cosa interessante, il tempo era inclemente, «ed entrambe le parti non hanno usato l’artiglieria. È quindi logico supporre che se avessimo avuto un certo numero di BTG equipaggiati con elicotteri pesanti, in grado di vedere a diversi chilometri, lo sfondamento sarebbe stato fermato. Ma non mi risulta che i carristi abbiano combattuto fino all’ultimo uomo, vi prego di scusarmi in tal caso».
Il terzo motivo del crollo, secondo Saponkov, è assai interessante, e sarebbe che gli ucraini hanno usato uno stratagemma dal sapore omerico: «I ragazzi sul campo riferiscono in massa che le nostre insegne tattiche, cioè la “Z” e la “V”, sono state applicate all’equipaggiamento del nemico, il che ha contribuito alla confusione delle prime ore della battaglia, mentre il fronte crollava. Se questo è vero, significa che il nemico dispone di un sistema americano di gestione della battaglia incentrato sulla rete, in cui tutte le unità sul campo di battaglia sono collegate in rete e contrassegnate da computer, anche a livello di compagnia, per non parlare del livello di battaglione-reggimento». Si tratterebbe (il condizionale è d’obbligo) di una svolta strategica, che segnala una superiorità marcata degli ucraini sul battleground: «Anche un sergente di compagnia su un Humvee, un BMP o un T-64 può vedere sullo schermo dove si trovano le proprie unità e dove si trovano le altre, e non gli importa quali segni ci siano sulle corazze. Se è così è molto grave, perché si tratta di un livello qualitativamente nuovo di controllo delle truppe. E la nostra ritirata è una conseguenza della perdita dell’equazione». La Russia, stando a questo racconto, non ha nulla di tutto questo.
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