“Ritorno al Senato dopo i torti subìti ma senza rivalse. Tra partiti alleati non possono esserci veti verso qualcuno”
Presidente, il prossimo 13 ottobre è una data fatidica. Lei torna in Senato dopo che un vero e proprio complotto messo in atto dalle toghe politicizzate aveva portato alla sua decadenza da senatore nove anni fa. Ora molti ammettono ciò che era chiaro anche allora, cioè che inchieste e sentenze spesso sono state utilizzate nel nostro Paese come armi contro gli avversari politici. Un momento di giustizia, ma anche una bella rivincita personale…
«No, mi scusi, direttore, devo fermarla. Capisco lo spirito della sua domanda, ma le assicuro che non ho alcuno spirito di rivalsa. So di avere subìto dei torti, ma mi hanno ampiamente risarcito gli italiani con l’affetto e il consenso che non hanno mai smesso di dimostrarmi. Il problema giustizia esiste ed è grave, ma non è una questione personale. Quando una parte della magistratura, alcune cellule militanti al suo interno usano dei loro poteri per condizionare la politica, per stravolgere la volontà degli elettori, è la democrazia ad essere in pericolo. E questo è un problema che tutti dovrebbero sentire come proprio, anche i miei avversari politici più irriducibili. Spero comunque che quella stagione possa essere finalmente alle spalle. Quando parlo di necessità di una riforma della giustizia lo faccio con assoluta serenità: nessuna riforma contro la magistratura, anzi una riforma che valorizzi la professionalità e la correttezza istituzionale dei tanti magistrati per bene che esistono nell’ordinamento giudiziario».
Cosa le fece più male all’epoca e cosa la fa più felice oggi?
«La cosa che mi fece più male è certamente il fatto che per colpire me venne fatto pagare un prezzo altissimo anche ai miei familiari, alle aziende che avevo fondato, ai miei amici, ai miei collaboratori. La vita di molte di queste persone è stata addirittura rovinata. La cosa che mi fa felice oggi è semplicemente quella per cui gli italiani, per la prima volta dal 2008, hanno potuto decidere da chi essere governati. E naturalmente hanno scelto il centrodestra, assegnando a Forza Italia un ruolo determinante».
Il successo della Meloni è nei fatti, ma anche Forza Italia non si può lamentare. Oggi possiamo dirlo: nessuno si aspettava un risultato del genere tenendo conto dei sondaggi delle settimane precedenti. Ora Forza Italia è determinante nei numeri sia alla Camera, sia al Senato. Come utilizzerà la forza che le hanno dato gli elettori e la sua posizione centrale?
«In verità io non avevo dubbi: percepivo un clima favorevole non solo nei confronti del centrodestra ma, all’interno del centrodestra, verso una forza moderata, centrista, liberale, europeista, responsabile nel linguaggio e nei contenuti come Forza Italia. Ovviamente è importante che Forza Italia sia determinante sul piano dei numeri, ma ancora più determinante è la nostra funzione politica. L’Europa si attende molto da noi, e ci considera i garanti del prossimo Governo. Inoltre come sezione italiana del Partito Popolare Europeo abbiamo da un lato una grande responsabilità, dall’altro possiamo essere molto utili al nostro Paese, perché il Ppe esprime i vertici dell’Unione Europea. Essere determinanti non significa ovviamente assumere un atteggiamento ricattatorio: non è nel nostro stile e non ce n’è bisogno perché i rapporti con gli alleati sono improntati a grande correttezza politica e cordialità personale. Non a caso il centrodestra che io ho fondato oltre 28 anni fa è sempre rimasto unito e governa molte Regioni italiane, alcune delle quali, le più grandi, da oltre 25 anni. Ma soprattutto, il centrodestra è unito nel cuore degli italiani».
Siamo alla vigilia della nascita del nuovo governo di centrodestra. Lei ne ha guidati diversi e, se la memoria non mi inganna, è stato l’unico Premier a restare a Palazzo Chigi per cinque anni, cioè per un’intera legislatura. Quali sono le condizioni che possono permettere al prossimo esecutivo di durare e quali consigli si sente di dare alla Meloni?
«Come mi è capitato di dire spesso in questi giorni, Giorgia non ha bisogno dei miei consigli. Ha la determinazione e la lucidità necessarie per guidare il Paese in un momento così difficile. Noi naturalmente saremo al suo fianco, io personalmente sarò al suo fianco quando sarà utile farlo nell’interesse del Paese».
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