La neolingua dei furbi che dà la colpa alla vittima
Forse un giorno qualcuno di noi si stupirà di aver potuto far propri ragionamenti di questo genere. Capirà quel giorno l’implicito danno che — come ha scritto ieri su queste pagine Angelo Panebianco — si sta facendo all’idea stessa di Europa. C’è tuttavia un modo per salvare almeno in parte l’onore e la faccia. Facciamo sì che quelle «grandi manifestazioni per la pace senza bandiere di partito» partano ogni volta dai cancelli romani dell’ambasciata russa. E portiamo lì cartelli in cui sia ben identificabile il volto dell’uomo al quale è riconducibile l’attuale carneficina. Un luogo, villa Abamelek, tradizionalmente disertato dai cortei antimilitaristi dei decenni passati (eccezion fatta per quelli radicali di Marco Pannella). E anche dalle manifestazioni (non tutte, per fortuna) di questi giorni. Per i tristi motivi che ben si capivano allora. E che ben si capiscono anche oggi.
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