La Russia: “Putin disposto a incontrare Biden”. Ma è giallo sulla mediazione di Musk
Anna Zafesova
Riconoscere i territori ucraini invasi da Mosca come russi, lasciare alla Russia la Crimea e il Donbass e trasoformare l’Ucraina in un Paese neutrale: queste sono le condizioni della “pace” che Vladimir Putin vorrebbe proporre al mondo. Secondo il politologo americano Ian Bremmer, il presidente russo avrebbe esposto le sue richieste a Elon Musk, promettendo anche il ricorso alla bomba atomica nel caso l’Ucraina decidesse di riprendersi la Crimea con strumenti militari. Il magnate di Space X ha subito smentito di aver negoziato con il capo del Cremlino prima di aver lanciato, qualche giorno fa, i suoi controversi tweet che proponevano di cedere a Putin territori ucraini, e la Casa Bianca ha subito ricordato che in ogni caso Musk «non rappresenta il governo degli Stati Uniti». Nonostante la smentita, l’offerta che Putin avrebbe fatto a Musk corrisponde più o meno al contenuto dei messaggi inviati da Mosca in altre direzioni: il Cremlino sta cercando un negoziato, ma pone come condizioni imprescindibili di uscirne con nuove annessioni territoriali.
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Politologi ed esperti vicini al governo russo stanno scommettendo sul summit del G20 che si terrà tra un mese in Indonesia, e ieri il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov non ha escluso che potrebbe essere l’occasione di un possibile incontro tra Joe Biden e Vladimir Putin: «Se ci arriva la richiesta di un vertice, la prenderemo in esame». Non esattamente le parole giuste per descrivere un’apertura diplomatica, ma intanto un altro personaggio che parla spesso a nome della Russia, il premier ungherese Viktor Orban, auspica «un accordo tra americani e russi», riproponendo la vecchia idea di Mosca che l’Ucraina sia soltanto una “marionetta di Washington”, invadendo la quale Putin avrebbe lanciato una sfida alla leadership statunitense. I segnali sono molteplici, e il primo a lanciare una offerta di negoziato è stato lo stesso presidente russo, alla cerimonia della “annessione” delle regioni di Kherson, Donetsk, Luhansk e Zapirizzhia, dieci giorni fa: si è dichiarato pronto a discutere, a condizione che i territori occupati dalla Russia rimangano “fuori dalla trattativa”. Che il Cremlino vorrebbe mandare avanti con l’aiuto di Recep Tayyip Erdogan, con il quale Putin si incontrerà nelle prossime ore al vertice asiatico ad Astana. Il presidente turco ha parlato di “scogli e trappole” sulla strada del cessate il fuoco, e ieri una telefonata tra i ministri della Difesa di Mosca e di Ankara ha confermato che una trattativa è in corso.
Nonostante il suo esercito stia perdendo terreno, Putin vuole fissare delle conquiste territoriali che gli permettano di presentare una guerra fallimentare come una vittoria. Il nuovo comandante delle operazioni russe Sergey Surovikin – al quale Putin ieri ha fatto personalmente gli auguri di compleanno – ha intensificato gli attacchi dall’aria anche per mancanza di risorse sulla terra. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato che la Russia usa gli attacchi dall’aria come “segno di debolezza” dopo aver subito batoste in terra, facendo infuriare Dmitry Medvedev che gli ha dato del «parvenue con cervello rammollito». Dal vocabolario dell’ex presidente russo però sono sparite ieri le minaccie nucleari: forse un altro segno di “distensione”, dopo che Stoltenberg ha riconosciuto che non ci sono segni dei preparativi russi a un attacco, promettendo comunque esercitazioni della Nato di “deterrenza atomica”.
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