Intervista a Marine Le Pen: «Noi più vicini a Salvini, ma Meloni è dalla parte giusta»

Si sente sempre più vicina alla Lega di Salvini, che oggi è in difficoltà?
«La Lega è certamente il partito al quale siamo più vicini, politicamente e affettivamente. Siamo fedeli alle nostre amicizie e alle nostre alleanze, non le rimettiamo in discussione in funzione di risultati elettorali che in politica, e in particolare in quella italiana diciamolo, possono cambiare rapidamente. Detto questo, ci sentiamo mille volte più vicini alla visione di Meloni che a quella di Draghi».

Lei un anno fa ha promosso una grande alleanza sovranista in Europa per costituire un unico gruppo parlamentare a Strasburgo, ma i tentativi non sono andati a buon fine. Come mai? E adesso crede ancora a quel progetto?
«Non sono andati a buon fine perché è un processo molto lungo, e rallentato dalle elezioni interne nei singoli Paesi. Ma ci siamo visti con i polacchi, gli ungheresi, i cechi, e i due italiani, per il partito di Meloni c’era Vincenzo Sofo. Il progetto resta attuale, ci arriveremo».

Quanto alla guerra in Ucraina, pensa sempre che le sanzioni alla Russia siano inefficaci?
«Tengo a precisare che ho definito inefficaci quelle legate all’energia e sì, lo penso ancora. Fanno più male a noi che a loro. L’energia per un Paese è come il sangue, senza il sangue un organismo muore. Avrei preferito un accordo tra tutti i Paesi produttori, dal Qatar alla Norvegia agli Stati Uniti, per tenere i prezzi bassi. Sono molto preoccupata, per le famiglie e per le aziende. È un conflitto tra due Paesi nel quale è la Russia ad avere lanciato l’offensiva, senza dubbio. Come abbiamo condannato l’invasione americana dell’Iraq, condanniamo l’invasione russa dell’Ucraina. Ciò detto, la Francia dovrebbe recuperare un ruolo di mediazione, invece di lasciarlo a Turchia, Cina o Israele. Che fanno un buon lavoro, ma è un conflitto sul suolo europeo e la Francia dovrebbe avere un maggiore ruolo negoziale. Le telefonate di Macron a Putin, che io ho approvato, stanno lasciando il posto a toni guerreschi che non sono utili. La soluzione non può essere militare ma diplomatica».

Prima della guerra lei era vicina a Putin, e in Russia il suo partito ha contratto un prestito di oltre nove milioni di euro che sta ancora restituendo.
«Rispondo molto semplicemente che abbiamo cercato finanziamenti ovunque in Europa, negli Stati Uniti, in Asia, in Africa, assolutamente ovunque. Non abbiamo trovato un’altra banca disposta a finanziarci. Non era certo un prestito da amici, con un tasso di interesse del 6%, concesso da una banca che poi è fallita, il che mi fa dire che forse non era così vicina al Cremlino. Quel che è vero è che da 40 anni diciamo che la Russia è un Paese europeo, e che l’atteggiamento da guerra fredda tra Unione europea e Russia rischia di spingere la Russia nelle braccia della Cina creando un mostro geopolitico: il Paese più vasto del mondo assieme al Paese più popolato del mondo; il primo produttore di materie prime assieme alla fabbrica del mondo. Ma l’invasione della Russia in Ucraina l’abbiamo condannata da subito, e sosteniamo le sanzioni, tranne quelle che danneggiano più noi che la Russia».

L’Ucraina chiede più armi, lei è d’accordo nel fornirle?
«C’è un problema di gradualità. All’inizio abbiamo consegnato armi difensive, e noi eravamo d’accordo. Adesso si parla di armi offensive, con il rischio di essere considerati co-belligeranti, cioè entrare in guerra. Il popolo francese vuole entrare in guerra? Io non credo. Se inviamo certe armi, domani dovremo inviare anche dei soldati che le facciano funzionare. Vogliamo continuare su questa strada? La Francia deve prendere l’iniziativa di una conferenza internazionale per la pace».

La Francia dovrebbe uscire dal comando integrato della Nato?
«Sì, lo dico da tempo e lo credo tuttora. Questa situazione mostra che la Francia dovrebbe recuperare la sua autonomia strategica. Intanto perché dopo l’uscita della Gran Bretagna è la sola potenza nucleare dell’Unione europea. Poi perché abbiamo perso quella voce particolare che ci permetteva di intervenire come negoziatori efficaci tra potenze. Vogliamo restare nella Nato ma senza far parte del comando integrato continuando a lavorare all’interoperabilità dei nostri eserciti e dei nostri mezzi».

Che cosa pensa della possibilità che Putin cerchi di infiltrarsi in Europa e di condizionare i suoi processi democratici, approfittando oltretutto della crisi energetica e delle difficoltà economiche che ci attendono?
«Non dobbiamo essere ingenui in politica, in particolare in politica internazionale. Tutte le grandi potenze cercheranno di approfittare dell’indebolimento dell’Unione europea. Lo fanno anche gli Stati Uniti quando ci vendono il loro gas a un prezzo quattro volte più alto che ai loro clienti americani. E la Germania da anni cerca di indebolire la nostra politica nucleare perché questa dà alle nostre imprese un vantaggio competitivo. L’ingenuità è quasi un crimine. De Gaulle diceva che gli Stati non hanno amici, hanno solo interessi. Quindi dobbiamo diffidare della Russia certo, ma anche della Cina e degli Stati Uniti, che cercheranno di trarre vantaggio da un indebolimento dell’Unione europea che ha solo un responsabile, i dirigenti europei. Questa posizione è conforme al trittico storico della diplomazia francese: “indipendenza – equidistanza – costanza”».

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