Emanuela Orlandi: tombe vuote e depistaggi, i misteri del caso riaperto dal Vaticano
di Fabrizio Peronaci
La sparizione di Emanuela Orlandi e gli altri episodi irrisolti. Il coinvolgimento della banda della Magliana
L’ultimo colpo di scena, con milioni di italiani in attesa di notizie, anche terribili — la possibile conferma della morte della ragazzina, dopo il recupero dei suoi resti — risale a tre anni e mezzo fa.
Luglio 2019. Quella volta le ossa di Emanuela Orlandi, in seguito alla lettera di un anonimo che aveva invitato a scavare «lì dove guarda la statua dell’angelo», erano state cercate in due sepolcri del Cimitero teutonico, in Vaticano, dove dovevano esserci le spoglie delle principesse Sophie von Hohenlohe e Carlotta Federica di Mecklemburgo, morte da un paio di secoli.
Non c’erano né loro, le nobildonne, né la minima traccia della «ragazza con la fascetta».
Emanuela Orlandi, dopo la notizia della riapertura delle indagini, parla il fratello: credo nella volontà del Papa
E quello fu solo l’ultimo passaggio a vuoto: l’anno precedente, nel 2018, la ricerca dei resti era stata fatta in via Po, nel cortile della Nunziatura, dove erano affiorati un paio di scheletri, mentre nel 2017 si era rincorsa l’illusione di averla localizzata in Inghilterra, dopo il ritrovamento di una nota-spese (fasulla) che attestava lo stanziamento di 483 milioni di lire per tenere Emanuela in vita almeno fino al 1997…
Misteri, depistaggi, reticenze.
Sono passati ormai 40 anni dal 22 giugno 1983, ma la fine di un’innocente quindicenne (e della coetanea Mirella Gregori, sparita 46 giorni prima) è più che mai d’attualità, come dimostra sia l’inchiesta annunciata dal Vaticano sia la recente richiesta dei partiti d’opposizione (Pd, M5S e Azione) di istituire una commissione parlamentare ad hoc.
Come per il caso Moro. Come per le stragi di Stato.
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