Il “one woman show” che logora la premier

Alessandro De Angelis

Andrebbe davvero indagato questo nervosismo sproporzionato di Giorgia Meloni. Insomma: c’è una criticità sulla benzina e, in prima persona, si espone in tv per tre giorni di fila, inanellando una serie di figuracce. Ogni volta con una serie di smorfie che neanche gli emoticon di wathsapp. Va a fare un comizio a Milano, probabile vittoria annunciata e dice – indicativo di uno stato d’animo – di sentirsi sulle spalle un impegno pari a quello di Giuseppe Garibaldi.

Neanche tre mesi di governo e già trasmette stanchezza e scarsa serenità. Eppure il contesto generale, nei suoi fondamentali, è tutt’altro che ostile: i mercati tengono, le opposizioni non esistono, il capo dello Stato non è un problema. Chissà se Giorgia Meloni è a conoscenza di trame indicibili degli alleati. A occhio però è difficile vedere un fuoco amico in grado di impensierirla, se riuscisse, con uno sforzo di self-control, a tenere a bada quella spirale tra ansia da sondaggi e sindrome da complotto. Le oscillazioni ci sono, e ci saranno: è semplicemente la fatica del governare. Pretendere di zittire Berlusconi, lo sanno pure le pietre, non è impossibile, è semplicemente inutile; la considera una sorta di usurpatrice, e non aspetta altro che una polemica per sentirsi ancora al centro della scena, tanto vale fare spallucce. Discorso che si può estendere anche a Salvini, che ha parecchi guai all’interno del suo partito. Ben altri logoramenti si sono visti nei governi di coalizione.

La sensazione è che i problemi, e il logoramento, Giorgia Meloni se li stia creando e amplificando tutti da sola. E sono la conseguenza di due fattori: il primo è il limite di fondo di un governo nato come un “one women show”, che la carica di onori, oneri e anche figuracce. Non c’è dossier su cui può contare su dei player in grado di mettere ordine evitando la sua sovraesposizione. Succede, quando si preferisce la fedeltà alla competenza: dall’assenza di un “regista” a palazzo Chigi a un ministro dell’Economia scelto in quanto all’opposizione nel suo partito, ma proprio per questo debole nella gestione delle criticità.

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