I silenzi di Meloni e la ragion di Stato
Di certo vuole dire che il sottosegretario ha qualche responsabilità in più del suo loquace coinquilino. Pochino per chiudere una storia che avrebbe divertito Ionesco.
Probabilmente si diverte meno il ministro Nordio, capace, fino a due anni fa, di spiegare alle folle che il fine pena mai e il carcere duro non sono compatibili con la nostra civiltà giuridica e con la Costituzione e persino di ribattezzare il 41bis “isolamento mortuario”. Che cosa è rimasto di quelle sue convinzioni? Cosa gli ha fatto cambiare idea, trasformandolo nella foglia di fico di chi si rifiuta di affrontare civilmente un dibattito sulla funzione del carcere (e non sulla bontà o sulla cattiveria di mafiosi e terroristi destinati evidentemente alle sbarre) e ringhia slogan senza senso, tipo: “siete dalla parte dello Stato o dei terroristi?”.
Lo Stato. Raramente una parola così delicata è stata maltrattata tanto barbaramente.
Ecco, dopo avere espresso la più totale solidarietà a Giorgia Meloni e a Guido Crosetto per le inaccettabili minacce ricevute dagli anarchici, la domanda che vorremmo porre alla premier è banale: se, come sostiene Delmastro, lei era stata informata, perché non l’ha fermato?
LA STAMPA
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