Quei bimbi sotto le macerie
Qualcuno paragona questo ultimo disastro in Turchia al famoso romanzo di Gabriel García Márquez “Cronaca di una morte annuncıata”: si sapeva che l’omicidio sarebbe stato commesso; tutti hanno guardato sapendo che questo omicidio sarebbe stato commesso. Dopo ogni disastro nel mio paese, come in Italia, si discute sempre della stessa cosa: la fragilità delle strutture.
Gli esperti avvertivano da lungo tempo che ci sarebbe stato un grosso terremoto in quella zona e ieri erano furiosi perché per l’ennesima volta non sono stati ascoltati, soprattutto dopo il terremoto del 1999 che è costato la vita più di 17 mila persone e migliaia di sfollati e feriti: non uccide il terremoto, uccidono gli edifici. Un famoso geologo turco Naci Gorur dice che il meccanismo sismico è iniziato 13 milioni di anni fa. Ed è ancora qui tra noi. Ad oggi si è fatto molto quantomeno per studiare gli eventi sismici, sappiamo che non si possono prevedere con esattezza ma prevenire con oculatezza sì.
Sono stati decisi sette giorni di lutto non solo al livello nazionale ma anche al livello delle sedi diplomatiche. Tutto ciò per provare a lenire un’immensa ferita lunga 150 chilometri come la terra che si è spaccata in Anatolia e che difficilmente si rimarginerà.
*Giornalista turca freelance e presidente dell’Associazione stampa estera in Italia.
LA STAMPA
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