Berlusconi «spinto» dai sondaggi e dai timori per l’economia. Ma i suoi corrono a chiarire dopo le parole su Zelensky
di Virginia Piccolillo
Gasparri: «È libero di dire ciò che pensa». Il disagio di Tajani e i malumori di Fratelli d’Italia
«Credo che per l’età e per il ruolo che ha rivestito Berlusconi sia libero di dire quello che pensa». È il giorno della vittoria elettorale del centrodestra. E sono in molti da Forza Italia, come Maurizio Gasparri, a cercare di non far guastare la festa dalle parole pronunciate domenica, a urne aperte, da Silvio Berlusconi: «A parlare con Zelensky, fossi stato premier, non ci sarei mai andato. Bastava che cessasse di attaccare le due Repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto. Giudico molto, molto negativamente il comportamento di questo signore».
Ieri dopo un infittirsi di contatti tra Palazzo Chigi e gli alleati internazionali per spegnere una potenziale crisi diplomatica e molte telefonate e contatti per disinnescarne una di governo, a fine serata, è arrivata quella di Berlusconi a segnare la fine delle ostilità. A Giorgia Meloni e a Matteo Salvini, ha fatto sapere lui stesso, per fare i complimenti «per il grande successo della coalizione alle elezioni Regionali in Lombardia e in Lazio», ha annunciato in una nota. Ma soprattutto per riaffermare la coesione di governo «che ha come orizzonte l’intera legislatura».
Un sospiro di sollievo hanno tirato tutti quelli che per l’intera giornata avevano cercato di chiarire.
Giorgio Mulè aveva tracciato un confine fra il prima e il dopo il 24
febbraio: «Il prima fotografa un’epoca e un momento in cui le parti
potevano e dovevano dialogare in maniera diversa. Berlusconi interviene
su quella fase, riconoscendo che con l’invasione dell’Ucraina la Russia e
Putin si sono messi dalla parte sbagliata della storia. E su questo non
può esserci tentennamento». Gasparri aveva rivendicato che c’era un
Berlusconi ex presidente del Consiglio e l’alleato di Meloni: «Siamo
dalla parte del popolo ucraino, abbiamo votato i provvedimenti, ma nel
Donbass c’erano guerre da anni che il mondo avrebbe dovuto bloccare.
Perché poi da guerra nasce guerra».
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