L’Europa evita la recessione. Il Pil crescerà dello 0,9%
Come la pancia di Mimmo Craig in un vecchio Carosello, la recessione non c’è più. Dissolto il brutto sogno che l’aveva agitata nei mesi dell’impazzimento dei prezzi energetici, l’Europa si scopre meno vulnerabile e forse più forte perfino delle sue lacerazioni interne. Così almeno raccontano le previsioni d’inverno della Commissione Ue, dove si attende una crescita per quest’anno dello 0,9% nell’area dell’euro e dello 0,8% nell’Unione, rispetto allo 0,6% e allo 0,5% rispettivamente dell’outlook precedente. Quanto al 2024, il Pil di Eurolandia dovrebbe espandersi dell’1,5% e dell’1,6% quello dell’Ue.
L’Italia resta nel solco della media nel ‘23% (+0,8%, meglio del +0,2% della Germania), ma un po’ al di sotto l’anno prossimo (+1%). «La crescita si è contratta marginalmente nell’ultimo trimestre del 2022, ma si prevede che quest’anno si riprenda gradualmente e che si eviti una recessione tecnica per il 2023», è il commento del commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Il patrimonio di solidità accumulato dopo il periodo post-pandemico non verrà insomma dilapidato grazie ai due pilastri indicati dall’ex premier: la domanda privata e i progetti di investimento pubblico inclusi nel Piano di ripresa e resilienza. Il rispetto della tabella di marcia del Pnrr dovrebbe essere la condizione per garantire la tenuta congiunturale anche nel 2024, al pari dell’attenta gestione dei conti pubblici. Da questo punto di vista, Gentiloni non si aspetta sorprese sgradite: «Io credo che il governo abbia dimostrato anche con l’ultima manovra di avere attenzione agli equilibri di bilancio, questo è fondamentale per un paese ad alto debito». A maggior ragione se, come anticipato dallo stesso commissario, a fine dicembre terminerà «ragionevolmente» la clausola di salvaguardia che sospende il Patto di stabilità. Arrivando ieri all’Eurogruppo, il vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha spiegato che Bruxelles presenterà la propria proposta legislativa sulla riforma del Patto «dopo il Consiglio europeo di marzo. Abbiamo bisogno della carota e del bastone». A Roma potrebbe essere riservato soprattutto il bastone. L’elevato indebitamento potrebbe infatti far finire l’Italia nell’elenco dei Paesi considerati «a rischio» e perciò assoggettati a una severa sorveglianza della finanza pubblica tale da impedire qualsivoglia margine di manovra.
La futura crescita economica italiana sarà quindi condizionata sia dai paletti del nuovo Patto, sia (e ciò vale per tutti) dall’andamento dei prezzi energetici e da quanto la Bce stringerà le maglie monetarie. Grazie a un inverno più mite del previsto che ha preservato le scorte, il prezzo del metano è crollato dai picchi di quasi 340 euro al megawattora della scorsa estate agli attuali 50 circa contribuendo a evitare un avvitamento del ciclo congiunturale. La situazione potrebbe però cambiare. La Commissione europea avverte infatti che «non si può escludere una potenziale inversione di tale calo dei prezzi, visto il protrarsi delle tensioni geopolitiche».
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