Il molto che resta da fare
La Costituzione non è solo stata attuata molto lentamente, ma contiene anche promesse non mantenute, e addirittura dimenticate. Le comunità di lavoratori o utenti per la gestione delle imprese di servizio pubblico, il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende, la promozione dell’accesso del risparmio popolare ai grandi complessi produttivi, il fine rieducativo della pena, l’accesso all’istruzione fino ai livelli più alti, l’obbligo di registrazione dei sindacati e il loro ordinamento interno a base democratica, sono solo alcune delle promesse non mantenute. Il divario tra costituzione formale e costituzione vivente è quindi ancora forte. La Costituzione prevedeva la «valorizzazione» del Mezzogiorno e delle isole, per unire effettivamente un Paese diviso in due, ma è rimasta inattuata. Anzi, la modifica costituzionale del 2001 ha cancellato la parola Mezzogiorno, prevedendo solo «interventi speciali» per regioni ed enti locali. «La Costituzione dimenticata» era intitolato il primo fascicolo della «Rivista trimestrale di diritto pubblico» del 2021, nel quale sono censiti tutti i «tradimenti» post-costituzionali della Costituzione.
Infine, la Costituzione non è riuscita a contenere i poteri dello Stato nell’ambito loro assegnato. Ha consentito l’esondazione dell’ordine giudiziario in quello legislativo, in quello politico e in quello esecutivo; del governo in quello legislativo; del legislativo in quello amministrativo.
L’ultima modificazione costituzionale, quella del 2022, introduce nella Costituzione «l’interesse delle future generazioni». Si apre così un capitolo nuovo della storia costituzionale, quello del costituzionalismo «trasformativo», in nuce già nel secondo comma dell’articolo 3, relativo all’eguaglianza sostanziale, che affida alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che limitano libertà, uguaglianza, sviluppo della persona e partecipazione all’organizzazione del Paese. Ma per fare tutto questo occorrerà sia dare piena attuazione al programma scritto nel 1946-47, sia dotare il Paese di un corpo esecutivo duraturo.
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