Superbonus, i cambi possibili (ma a ostacoli) per sbloccare crediti e sconto in fattura

di Andrea Ducci

Il vertice tra governo, banche e imprese sul Superbonus

Lo scenario più probabile è che l’incontro di oggi a Palazzo Chigi non risolverà il problema dei 15 miliardi che le imprese lamentano di avere «incagliati» nei cassetti fiscali. Una corposa delegazione del governo, capeggiata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano, riceverà prima i vertici di Abi, Cdp e Sace, poi quelli delle associazioni di categoria (a partire da Ance e Confindustria), cercando di rassicurare tutti gli interlocutori. Per una soluzione occorrerà però ancora tempo.
Allo studio ci sono due ipotesi.
La prima, la cartolarizzazione, è uno strumento di mercato, ma i tecnici del Tesoro sono più che scettici.
La seconda prevedel’intervento delle banche attraverso la compensazione dei crediti d’imposta con gli F24 delle tasse raccolte per i clienti.
Prima di qualsiasi decisione il governo aspetta il parere definitivo (atteso per mercoledì) di Eurostat, per sapere quale criterio vale per il calcolo degli sconti fiscali ai fini dei conti pubblici. La premura del governo è evitare che gli effetti di una nuova norma sblocca crediti vadano calcolati nel disavanzo del 2023, pregiudicando così qualsiasi intervento di finanza pubblica per il resto dell’anno.

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Come funziona il super ecobonus senza cessioni

I bonus per gli interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico ci sono ancora, ma il decreto approvato dal governo giovedì scorso elimina la possibilità di cessione dei crediti fiscali e dello sconto in fattura. Il provvedimento è già in vigore e stabilisce, tra l’altro, che per i vari incentivi esistenti, a partire dal Superbonus, non sarà più possibile la cessione a Regioni ed enti locali. Alimentando così l’allarme delle imprese che confidavano di vedersi sbloccare una parte dei 15 miliardi di euro di crediti incagliati. Una norma del decreto interviene però sulla responsabilità in solido del fornitore che ha applicato lo sconto e dei cessionari, l’intento è cercare di rimettere in moto il circuito degli intermediari finanziari. I bonus, insomma, non vengono cancellati ma per il futuro saranno molto meno «attraenti». Resta infatti solo la detrazione nella dichiarazione dei redditi.

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Compensazione con versamenti dell’F24

U na soluzione è già stata prospettata al governo. L’Ance e l’Abi hanno presentato all’esecutivo una proposta che prevede la possibilità per le banche di utilizzare, a compensazione dei crediti, i versamenti F24 delle imposte fatte dai clienti. L’operazione consentirebbe alle banche di ampliare i margini di manovra rispetto agli acquisti di crediti di imposta bloccati nei cassetti fiscali delle imprese, che, come noto, non trovano più acquirenti. Uno stallo che secondo l’Associazione presieduta da Federica Brancaccio ha generato un’emergenza liquidità, con 15 miliardi incagliati. Resta il problema che qualsiasi norma per sbloccare quella liquidità deve superare i criteri di contabilità di Eurostat sui conti pubblici, altrimenti si tratta di deficit da conteggiare sul 2023.

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Cartolarizzare con i bond sul mercato

L’ idea di una cartolarizzazione evoca i primi anni 2000, quando l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti predispose una maxi operazione di securitization per convertire gli immobili degli enti pubblici in strumenti finanziari più facili da collocare sui mercati. A distanza di un ventennio la soluzione di una cartolarizzazione per sbloccare 15 miliardi di crediti incagliati delle imprese, rendendoli liquidi, è prefigurata dal capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti. In prima battuta i crediti fiscali delle imprese sono ceduti a una società veicolo, poi è previsto che la stessa società veicolo reperisca le risorse per l’acquisto dei crediti di imposta. La modalità per finanziarsi sono sia l’emissione di titoli asset-backed, sia l’apertura di credito dal sistema bancario. Molti i dubbi del Mef in merito.

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