Ian Bremmer: «La guerra in Ucraina sta diventando una guerra tra Usa e Nato da una parte e Russia dall’altra. La posta in gioco si sta alzando»
di Viviana Mazza
Il politologo americano: «Le diplomazie non hanno trovato la strada»
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK – Anche George W. Bush, Barack Obama e Donald Trump
quando erano presidenti si recarono in zone di guerra (Iraq e
Afghanistan), di solito all’interno di installazioni militari sicure o
in territori sotto il controllo statunitense. Abbiamo chiesto al
politologo Ian Bremmer, fondatore e capo di «Eurasia», se il viaggio di Joe Biden è paragonabile a quelli dei suoi predecessori.
«È più significativo perché la guerra in Ucraina sta diventando una
guerra per procura tra gli Stati Uniti e la Nato da una parte e la
Russia dall’altra. La presenza di Biden a Kiev vuole contribuire ad assicurare la sconfitta della Russia — un Paese con un esercito enorme,
che dispone di capacità di guerra asimmetrica tra le più notevoli al
mondo e di 6.000 testate nucleari. La posta in gioco è alta, il viaggio
di Biden l’ha alzata ulteriormente».
In che modo questa visita si inserisce nei piani di Biden di
annunciare che si candiderà ad un secondo mandato alla Casa Bianca?
Potrà mettere a tacere i critici che dicono che è troppo vecchio?
«Non ci sarà alcun
cambiamento. Biden ha 80 anni e la sua età è una questione che desta
reale preoccupazione (come lo è pure l’età dell’attuale favorito alla
nomination repubblicana, Donald Trump). Durante questo suo primo
mandato, Biden ha certamente dimostrato di essere in grado di farsi
carico dei doveri della presidenza, ma questo non potrà porre fine alle
domande su una persona che, se correrà di nuovo e se vincerà, si troverà
a servire come presidente fin dopo il suo 86esimo compleanno».
Trump ha annunciato che domani andrà a
East Palestine, una città dell’Ohio in crisi a causa del deragliamento
di un treno con materiale tossico. Biden e il suo ministro dei trasporti
Pete Buttigieg sono stati criticati per la gestione di questa crisi e i
commentatori di destra dipingono il presidente come più interessato ad
aiutare Zelensky
che a soccorrere una comunità bianca e povera di uno Stato cruciale
nelle prossime elezioni. Questo viaggio di Biden può avere anche effetti
controproducenti, visto che parte dell’opinione pubblica americana è
forse meno convinta oggi di un impegno di lunga durata in Ucraina?
«Marginalmente, sì.
La maggior parte dei repubblicani — e in particolare lo speaker della
Camera McCarthy e il leader della minoranza al Senato McConnell — hanno
chiarito che appoggiano fortemente il presidente Biden nelle sue
posizioni politiche sulla Russia.
Ma c’è una minoranza rumorosa di repubblicani al Congresso che riceve
una attenzione sproporzionata da parte dei media che vuole una politica
estera “America First”… e questa posizione sta diventando sempre più
popolare tra gli elettori repubblicani. Se Trump otterrà la nomination
repubblicana, questa diventerà la posizione politica… e una sfida
notevole per l’amministrazione Biden».
Poche ore prima, i russi erano stati
informati del viaggio di Biden a Kiev: un modo per evitare possibili
incidenti; ma il fatto che ci sia questo tipo di contatti indica anche
che esiste qualche speranza di una guerra breve e di una soluzione
diplomatica in vista? Questo viaggio rende più facile o più difficile la
pace (o non cambia niente)?
«C’è
ben poca speranza per la diplomazia, a questo punto. Di recente, anche
il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto un passo indietro
rispetto a questa prospettiva, dicendo che non è il momento giusto. Il
presidente cinese Xi Jinping annuncerà a breve il suo piano di pace…
ma mi aspetto una scarsa accoglienza da parte dei leader della Nato o
degli ucraini. Il viaggio di Biden a Kiev non cambia le cose».
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