Meloni, missione a Kiev: patto di ferro con Zelensky

L’alleato promette alla premier italiana che le darà una mano nella battaglia sull’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, contro Berlino e Parigi. L’appuntamento è al tavolo delle trattative del prossimo Consiglio europeo, a fine marzo. Dove i conservatori rilanceranno anche la sfida sull’immigrazione. Ricorda Morawiecki che Putin e il suo compare di banda, il dittatore bielorusso Lukashenka, «hanno attaccato l’Ucraina prima creando una pressione migratoria artificiale e poi con le armi».

L’asse di Visegrad si rafforza delle ragioni dell’Est, la fascia più esposta alla fame di Mosca. Un amore di ferro con Meloni che si salda su una cortina che non è solo più immaginaria. Ed è il giusto riconoscimento da fare, secondo la premier italiana, alla resistenza di Varsavia: «Oggi di fronte al conflitto ucraino – dice – la Polonia rappresenta il confine materiale e morale dell’Occidente». Alle otto di sera, Meloni si trasferisce all’aeroporto militare, in un vortice di pioggia e vento. L’ultima vorace boccata a una sigaretta mentre sale con il suo staff la scaletta inonda per qualche secondo l’aereo di odore di fumo. Il volo è breve. L’atterraggio a Rzeszow, poi il pullman e la coda delle auto della delegazione fino al confine. Fino al treno che sta per essere inghiottito dalla foresta e dal buio della notte ucraina.

LA STAMPA

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