Gli scafisti del naufragio di Cutro hanno provato a scappare: «Così i superstiti li hanno bloccati»

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Crotone, strage di migranti. Le foto del giorno dopo: sulla spiaggia, scarpe, tutine e vestiti

Più tardi, a verbale, la loro versione racconterà più o meno la stessa storia dei «trasportati», come li chiama il fermo. Tranne che per un dettaglio ripetuto da ciascuno dei quattro: «Non sono uno scafista, sono un migrante in fuga come tutti gli altri». Negano. Non sanno niente della proprietà del barcone con quel nome — Summer Love — che sembra uno scherzo della cattiva sorte. Men che meno sanno, giurano, dei soldi versati da quella povera gente per la traversata, dai 7500 ai 9500 dollari.

Per ricostruire la parte più tragica di questa storia lo schianto della barca a tutta velocità contro la secca — sono stati sentiti anche tre pescatori della zona che alle quattro e mezzo di domenica mattina erano già in mare, al lavoro. Nel buio, hanno sentito il rumore della barca andare in frantumi e i fasci di luce delle loro imbarcazioni hanno illuminato i margini di quella scena così devastante. Dalle storie personali riportate nel fermo emergono destini alla deriva ben prima di vedere il mare.

Come quelli degli afghani che raccontano la loro fuga disperata dal regime talebano. Storie pazzesche di diritti e umanità negati. E di speranze malriposte. Non c’è nessuno che su quella barca non abbia perso un fratello, un figlio, una madre… Tutti dicono che nell’ultimo tratto, a un passo dalla salvezza, gli scafisti hanno accelerato pensando semplicemente di far prima. E questo ha fatto la differenza nello schianto contro la secca: i pezzi di legno della barca, spezzandosi a quella velocità, sono diventati lame di coltello che colpivano a caso, nel buio.

Dopo le polemiche sui presunti soccorsi negati, il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, precisa che l’indagine è «sul naufragio, non sulla catena dei soccorsi». E aggiunge che comunque, proprio per ripercorrere i fatti, «stiamo ricostruendo tutti i passaggi», a partire dal primo avvistamento del barcone. Una pattuglia Frontex in volo lo aveva visto e segnalato a due mezzi navali della guardia di finanza, che però non hanno potuto raggiungerlo perché, conferma il procuratore, «le condizioni del mare erano terribili».

CORRIERE.IT

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