Superbonus, si apre uno spiraglio: pronte quattro deroghe

Federico Capurso

ROMA. Il destino del Superbonus è nelle mani dell’Istat. Oggi l’Istituto aggiornerà i dati sul deficit del 2022 e, soprattutto, riscriverà le stime sul deficit per il 2023, incorporando – come indicato da Eurostat – il peso dei bonus edilizi sui conti pubblici. Un vero e proprio macigno, che grava soprattutto sull’anno appena concluso, mentre per il 2023 il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si attende un impatto limitato sulla precedente stima del 4,5 per cento di deficit. Speranze alimentate dal decreto del 16 febbraio scorso, con cui proprio Giorgetti ha bloccato la cessione dei crediti di tutti i bonus. Grazie a quella frenata si potrebbe quindi aprire uno spazio per modificare in Parlamento il decreto del 16 febbraio, allargando provvisoriamente le maglie, come chiedevano a gran voce gli uomini di Forza Italia.

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Fonti del ministero dell’Economia chiedono però prudenza. Dovrà esserci un «passaggio graduale e determinato tra le vecchie misure e le nuove, attraverso una revisione doverosa ed equa». La cessione dei crediti non tornerà più nella forma iniziale, ma sono allo studio quattro deroghe su cui lasciare che il Parlamento intervenga. Un mezzo passo indietro che potrebbe coinvolgere il sisma-bonus, le onlus, le case popolari e gli incapienti. Per queste quattro categorie si riaprirebbe la finestra della cessione dei crediti, anche se solo in via temporanea. Il capitolo che riguarda il via libera agli incapienti è il più complicato. E infatti è quello più a rischio, perché vorrebbe dire, se non verranno fissati paletti stringenti, riaprire un flusso di cessione dei crediti molto maggiore rispetto alle altre tre deroghe.

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Tutto, dicevamo, dipende dai numeri che darà oggi l’Istat. Dopo aver fatto chiarezza sui conti, Giorgetti convocherà quindi il tavolo tecnico al ministero. Lo stesso che aveva già riunito due settimane fa per coinvolgere categorie e banche sul nodo dei crediti incagliati. Sulla trattativa per modificare il decreto, però, incideranno anche gli umori di Forza Italia, che aveva minacciato di alzare barricate contro lo stop dello scorso 16 febbraio. In quei giorni di litigi furibondi all’interno della maggioranza era stata la premier Giorgia Meloni, attraverso il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, a siglare una tregua aprendo a successive modifiche in Parlamento che prevedessero quello che gli uomini di Silvio Berlusconi chiedono da tempo: la cartolarizzazione dei crediti, vista come unica via d’uscita per evitare di mandare in crisi l’intero settore edilizio. Questa ipotesi, però, è sparita dal tavolo. Il ministero dell’Economia non sta lavorando in questa direzione e fonti interne spiegano a La Stampa che si starebbero incontrando difficoltà anche sull’idea alternativa di compensare i crediti negli F24.

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