Arriva il soccorso Ue: 500 milioni per corridoi umanitari
«È un dovere morale» evitare tragedie come il naufragio sulle coste calabresi, ma bisogna anche aumentare la cooperazione con i paesi nord africani per fermare l’immigrazione clandestina e approvare finalmente il nuovo patto sull’Immigrazione e asilo. Non solo: la Ue mette a disposizione mezzo miliardo di euro per 50mila persone che arriveranno attraverso corridoi umanitari sicuri. La speranza è che siano compresi anche gli oltre mille afghani «dimenticati» in Iran inseriti nelle liste di evacuazione della Difesa. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha risposto alla lettera inviata dalla premier italiana Giorgia Meloni dopo il disastro di Cutro.
«Apprezzo che lei mi abbia scritto in seguito al tragico naufragio al largo delle coste calabresi» scrive Von der Leyen condividendo l’opinione di Giorgia Meloni che «come europei, politici e cittadini abbiamo il dovere morale di agire per evitare tragedie simili».
Von
der Leyen sottolinea che solo agendo assieme si può vincere la sfida
come ha dimostrato l’accoglienza degli ucraini in fuga all’invasione
russa.
Però gran parte dei milioni di rifugiati sono rientrati nelle
loro case quando hanno potuto a differenza dei migranti che arrivano via
mare, in maggioranza economici. La presidente sottolinea che
«l’avanzamento del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo è essenziale
per interrompere il ciclo di soluzioni frammentarie che non portano a
sufficienti progressi». Giusto, ma da anni si cerca di superare Dublino e
la presidenza di turno svedese della Ue, in copia nella lettera, non ha
dato grandi speranze in tal senso. La presidente coglie il sollecito di
Meloni e punta a compiere passi in avanti nel Consiglio europeo del 23 e
24 marzo. Non a caso un comunicato di palazzo Chigi esprime «profonda
soddisfazione per le parole indirizzate all’Italia e all’azione
dell’esecutivo sul tema della migrazione”» Le direttrici d’azione sono
chiare: «Aiutare chi ha bisogno di protezione internazionale, prevenire
le partenze irregolari, combattere le reti di trafficanti criminali,
offrire percorsi per una migrazione sicura e legale e rimpatriare chi
non ha diritto di rimanere».
In pratica, però, la lotta ai trafficanti non è mai iniziata e al massimo finiscono dietro le sbarre gli scafisti, pesci piccoli. I rimpatri, come il caso dei tunisini dall’Italia, sono ben pochi. E non va meglio con quelli dalla Libia e altri paesi in collaborazione con l’Onu. Von der Leyen annuncia «mezzo miliardo di euro di finanziamenti per i corridoi umanitari fino al 2025 offrendo sostegno per il reinsediamento di circa 50 mila persone».
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