Fisco, arriva la stretta sulle detrazioni
L’incognita delle risorse
Le risorse sono proprio la grande incognita di questa riforma: il principio studiato dell’esecutivo Draghi si fondava su un sistema di tassazione duale (redditi da capitale e da lavoro) che avrebbe ampliato la base imponibile e dunque il gettito. L’intenzione di questo governo è ridurre a tre le aliquote dell’Irpef, rispetto alle attuali quattro che sono 23%, 25%, 35% e 43%.Una delle ipotesi dei tecnici del Mef prevede gli scaglioni a 23, 33 e 43%, oppure 23, 27 e 43%. Il costo si aggira tra i 5 e i 10 miliardi. Senza considerare poi il taglio dell’Ires, l’abolizione dell’Irap, la rimodulazione dell’Iva con alcuni beni con l’aliquota a zero (come pane e latte) e la flat tax per tutti.
Quanto al tetto degli sconti fiscali, i tecnici del Tesoro hanno avanzato la proposta di mantenerli entro un range del 4-5% rispetto al primo scaglione, fino a scendere al 2-3% del terzo scaglione al 43%. Le simulazioni mostrano benefici differenti con una concentrazione comunque per i redditi medio alti.
La lotta all’evasione
Il fisco arruola l’Intelligenza artificiale nella lotta all’evasione. Una battaglia che sarà fatta puntando anche sull’adempimento spontaneo del contribuente, con premi e sanzioni più basse per chi collabora. Nella bozza della delega, però, l’articolo sulle sanzioni è in bianco. Leo, alla presentazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate, ha ribadito che «bisogna mettere mano alle sanzioni, soprattutto a quelle amministrative che raggiungono dei livelli fuori linea rispetto agli altri paesi. Se pensiamo all’Iva, si va dal 120 al 240% di sanzione sulle imposte dovute. In altri paesi ci si assesta sul 60%». Il viceministro elenca il tipo di sanzione che oggi può scattare nei confronti dei contribuenti: «Amministrativa, penale, accessoria e la confisca per sproporzione. Mi pare sia in netto contrasto con il principio del “ne bis in idem”, il divieto di doppia sanzione». —
LA STAMPA
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