Pnrr, Italia alla stanga: l’allarme di Mattarella sul piano di investimenti ancora in ritardo
Ugo Magri
ROMA. Sul piano di riforme concordato in Europa «è il momento di mettersi alla stanga», esorta Sergio Mattarella con un appello vigoroso che si indirizza a tutti senza eccezioni, ma certamente interpella in primo luogo il governo. I ritardi nell’attuazione del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) stanno mettendo in serio pericolo le prossime rate del finanziamento Ue. Sono in ballo 19 miliardi della terza tranche e 16 della quarta che, continuando a passo di lumaca, l’Italia non riuscirà a incassare con conseguenze di vaste proporzioni.
Quando si insediò, Giorgia Meloni fu lesta a incolparne il predecessore Mario Draghi del quale era all’opposizione; ma quattro mesi dopo, stando alla relazione semestrale appena presentata dalla Corte dei conti, i progressi non fanno ben sperare. Sono in corso contatti con Bruxelles per chiedere altro tempo e, soprattutto, per strappare una revisione degli obiettivi del Pnrr che vengono considerati in alcuni casi troppo ambiziosi da mettere in pratica, in altri da rivedere alla luce della crisi energetica. Il capo dello Stato è al corrente delle fitte negoziazioni che vedono protagonisti il commissario Ue Paolo Gentiloni e il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto; certamente tifa per il buon esito; avverte tuttavia il bisogno di dare una sveglia generale rilanciando le parole che Alcide De Gasperi, grande statista democristiano del dopoguerra, pronunciò quando si trattava di ricostruire l’Italia dalle macerie: «È il momento di mettersi alla stanga», oggi si direbbe di dare il massimo per raggiungere gli obiettivi.
Non è l’unico richiamo che Mattarella ha lanciato ieri a Firenze, intervenendo alla Conferenza nazionale delle Camere di commercio. Con molto garbo il presidente ricorda l’esistenza di una questione meridionale irrisolta che, lascia sottinteso, non potrebbe essere sacrificata sull’altare dell’egoismo territoriale. Oltre alle note diseguaglianze sociali, segnala, c’è quella «fondamentale» tra Nord e Sud. l progresso dovrà riguardare in futuro «tutto il Paese», senza trascurare le aree interne «con il loro potenziale sottosviluppato di crescita», ribadisce Mattarella.
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