Adesso la premier si gioca la faccia dopo l’accordone tra FI e Lega

Infine, una novità importante è stato il metodo, sottolineato con la frase con cui ha sigillato la presentazione finale: «Valutate le competenze non le appartenze». Meloni cioè rivendica fortemente la sconfitta della logica dello Spoils System, almeno nella interpretazione italiana (Professor Cassese docet), come permanente movimento a cambiare tutti con ogni governo.

La fotografia che tutti questi elementi disegnano è che, alla fine, le nomine, a dispetto della continua vis polemica con cui i FdI irrompono ogni giorno nel dibattito pubblico, sono accettabili a vasto spettro. Se guardiamo all’elenco, oltre quelli di cui abbiamo parlato, troviamo Claudio Descalzi, Giuseppe Zafarana Generale della GdF, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, Matteo Del Fante, Silvia Rovere e Giuseppina Di Foggia, sono tutti manager che hanno avuto contatti o lavorato con molti governi. L’assetto finale è dunque blindato nel senso che non parte con una feroce opposizione.

Più interessante è sottolineare che i prescelti sono tutti manager che “parlano”, nel senso che sanno interloquire, per loro storia, con i veri comprimari della partita italiana: il governo Europeo, e i Mercati internazionali.

Il caso della novità più difficile da digerire – Cingolani – ne è la prova. L’ex ministro, come si diceva, è stato valutato dai suoi non sostenitori come “inadatto” al suo ruolo in quanto scienziato. Ma la verità è che nel mondo attuale, la Difesa è più il campo degli scienziati che dei manager o dei generali. La guerra in Ucraina ha portato a galla il grande salto tecnologico che nell’ultimo decennio ha modificato le armi e la guerra stessa, per fare un esempio, attraverso la applicazione della Intelligenza Artificiale. Questa trasformazione è al cuore del riarmo internazionale in corso, in tutto il mondo, e a cui l’Italia partecipa attivamente. Uno scienziato in questo contesto è certamente più adatto di un Generale. «Più bytes, e meno bullets», è una delle battute preferite infatti del nuovo Ad di Leonardo.

Dove lascia tutto questo Giorgia? Non ha stravinto. Ma il Premier Meloni ha messo il suo nome e la sua faccia su un progetto ora identificabile. Non ha vinto tutto. Ma ora sappiamo i nomi, le voci, e il percorso che intende prendere. Da oggi oltre a essere “per fama” la donna che ha l’ultima parola, è responsabile da Chigi di un progetto definito per sviluppare il Pnrr. Da oggi ogni default di questo piano sarà anche sua responsabilità

LA STAMPA

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