Governo, caos Pnrr
C’è poi un aspetto curioso in tutta questa vicenda: il silenzio sempre più rumoroso del ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti, il quale – la cosa nei palazzi è nota – non è mai stato entusiasta del progetto di Fitto (sostenuto da Meloni) di trasferire la regia del piano dall’Ispettorato della Ragioneria a Palazzo Chigi, accentrando anche le competenze dell’Agenzia per la coesione. Una revisione dei poteri dai tempi peraltro non brevi: il decreto che riforma tutta la governance dei fondi comunitari (ordinari e straordinari) verrà approvato in via definitiva dal Parlamento solo domani, dopodiché occorreranno settimane per le norme di attuazione.
Nel frattempo a Bruxelles attendono di capire le intenzioni del governo anche per decidere come gestire le risorse residue del Recovery Plan europeo. La Commissione ha ricevuto richieste di prestiti da dieci Paesi, comprese l’Italia e la Grecia. Le fette più grosse andranno alla Spagna (84 miliardi), alla Polonia (23 che si aggiungono agli 11,5 già richiesti), al Portogallo (11,5 oltre ai 2,7 già richiesti) e alla Repubblica Ceca (11 miliardi). In totale le richieste ammontano a quasi 148 miliardi, ben al di sotto dei 225 miliardi ancora disponibili. Questo vuol dire che ci sono ancora 77 miliardi che potranno essere ridistribuiti anche a chi ha già esaurito la quota a disposizione (pari al 6,8% del Pil). Nel riassegnare le risorse, la Commissione «applicherà i princìpi di parità di trattamento, solidarietà, proporzionalità e trasparenza» e valuterà le richieste dei governi in base alle loro esigenze e alla loro «capacità di assorbimento». —
LA STAMPA
Pages: 1 2