Un euro su due finisce in tasse: il cuneo fiscale si mangia gli aumenti
Cosa succede nel 2024
Cosa
succederà invece a gennaio 2024? Se l’aumento contrattuale di 88 euro
dei lavoratori Stellantis&C. è certo, incerta è la situazione per
quello che concerne il taglio contributivo attualmente finanziato solo
per il 2023. Per questo lo studio della Fim formula due ipotesi: nel
caso venga confermato il taglio del cuneo fiscale la retribuzione netta
finale sarà pari a 1.850 euro (con un aumento di 44 euro netti); in caso
contrario, invece, se il taglio del cuneo scomparisse l’aumento
contrattuale non basterebbe a coprire l’effetto dell’eliminazione del
taglio contributivo e la retribuzione netta risulterebbe inferiore
rispetto a quella del mese precedente in cui era in vigore lo «sconto»
di 10 euro.
Il peso delle detrazioni
Significativo,
e per questo da rivedere, anche il peso delle detrazioni per lavoro
dipendente che a gennaio 2023 erano pari a 153,7 euro mensili mentre a
gennaio 204 scenderanno del 13,7% a quota 132,6 euro per effetto della
prevista diminuzione a scalare delle detrazioni che peraltro non essendo
indicizzate all’inflazione, come segnala il sindacato, hanno visto il
loro valore diminuire in maniera significativa per effetto della forte
inflazione del 2022 e 2023.
«Attenuare l’impatto del fiscal drag deve tornare ad essere una priorità immediata – conclude Benaglia -. La questione dei redditi e dei salari reali a fronte dell’inflazione è oggi la questione sociale e sindacale centrale sul tavolo ed il governo non può trincerarsi dietro i vincoli di bilancio. A questo punto non basta il piccolo taglio al cuneo fiscale, contro il fiscal drag occorre adeguare subito gli scaglioni delle aliquote e le detrazioni al valore dell’inflazione».
LA STAMPA
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