Meloni, fase due: controllo totale per la rincorsa alle Europee 2024

Lucia Annunziata

Dalle parti di Palazzo Chigi circola l’opinione che dal Primo maggio, data superata con molta più facilità di quanto qualcuno immaginasse, sia partita la fase due del governo. Credibile che il primo periodo, quello degli aggiustamenti, e dell’ambientazione, sia finito. Ma per quel che riguarda la fase, si parla qui del Governo Meloni 2, o del Governo Giorgia 2? Risposta facile. Il governo è impigliato da settimane in una guerra di silenzi, musi lunghi e piccole disfunzioni – se la maggioranza è andata sotto sul Def, in mezzo alla sorpresa della maggioranza stessa, forse in quella famiglia, intorno all’immenso tavolo tondo del Cdm, non ci si dice proprio tutto. Viceversa, il premier va fortissimo, e il Primo maggio ha sicuramente lanciato la fase due del suo progetto personale. La secondarietà del Cdm, come si è notato, ratificata nel video della regale e solitaria camminata della presidente del Consiglio fra quadri di madonne e salottini Luigi XVI, mentre parla in prima persona degli obiettivi raggiunti dal governo «sono così orgogliosa di questo», «sono così soddisfatta di quello».

Il “progetto Giorgia 2” è quello di un piccolo governo nel governo, un asciutto nucleo di competenti, fedelissimi servitori dello stato che risponde al Premier direttamente. Non è facile capire quando sia nata questa idea, ma è facile ricostruirne la prima “messa a terra”.

Prima Tappa. Da queste pagine ne abbiamo segnalato l’avvio, in aprile, con le nomine delle “Big 5”, le partecipate Eni, Enel, Poste, Leonardo e Terna, chieste tutte dal premier. Alla fine Chigi ha dovuto cedere su alcuni dei nomi (Enel in particolare) ma il presidente del Consiglio ha ottenuto la fidelizzazione dei vertici di 5 aziende il cui valore in borsa è di 141 miliardi (più o meno), con un immenso patrimonio di esperienze, personale, contatti e influenza, nonché tecniche e canali per riuscire a “mettere a terra” il Pnrr.

Che è poi il cuore del progetto. L’idea di un inner government ruota intorno proprio all’attuazione del Pnrr, cassaforte unica dei fondi Ue, il sacro Graal della ripresa italiana. Solo queste aziende hanno nei fatti la forza per gestire compito così delicato e complesso. Il cui successo lancerebbe il presidente del Consiglio a livelli di potere che nessuno – a cominciare dai suoi alleati – potrebbe più sfidare.

Seconda tappa. Il presidente Meloni ha formalmente incassato il 20 aprile l’approvazione da parte del Parlamento del decreto legge (del 16 febbraio) sulla governance del Pnrr. Il 26 aprile un Dpcm ha reso operativa la nuova governance. È il secondo passaggio rilevante.

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