Musumeci: «Per l’Emilia-Romagna spendiamo i fondi già stanziati. Giuste le sanzioni per chi sbaglia»
In Liguria si è appena dato il via libera a costruire su zone inondabili a basso rischio.
«Non
ho letto quella norma. Sono certo del senso di responsabilità dei
colleghi presidenti di Regione. Perché dopo Ischia e l’Emilia-Romagna ci
possa essere una riflessione. È un dovere cambiare approccio. Ignorarlo
sarebbe un suicidio. Su questo tema c’è molta ipocrisia».
Cosa intende?
«Bisogna
interrogarsi sui guasti di un ambientalismo esasperato. Per costruire o
solo pulire gli argini c’è un processo di autorizzazione che può
impiegare anni».
Non c’è anche l’inerzia delle amministrazioni?
«Come per le dighe. Da decenni non solo non se ne fanno ma neanche si puliscono».
Ma cosa farà l’esecutivo per scongiurare una nuova catastrofe?
«Nessuna misura può essere adeguata se la tutela del territorio non diventa per tutti la preoccupazione numero 1».
Serviranno anni?
«No. Stiamo
lavorando a uno strumento prezioso. Nei prossimi giorni presenteremo un
ddl sulla prevenzione strutturale da tutti i rischi e da tutte le
calamità».
Lo dicono tutti, ma poi non si fa.
«E sa perché? Perché non paga mai nessuno per ritardi e le inadempienze. Serve il potere sanzionatorio».
Intende sanzioni penali?
«Quelle ci sono già, ma la buona politica deve arrivare prima della magistratura».
Allora come dissuadere chi ha causato danni?
«Chi sbaglia dovrebbe avere la sanzione che merita.
In modo da generare un effetto di deterrenza. Attualmente invece chi
dovrebbe vigilare sul territorio non sempre lo fa e non rischia nulla:
anzi, genera emulazione».
È un’idea o si farà?
«Ci stiamo lavorando. Spero di completare presto».
Le competenze verrebbero accentrate?
«No.
Resterebbero agli stessi soggetti istituzionali. Ma il centro avrà il
compito di monitorare e, in caso di ritardi, attivare poteri
sostitutivi».
Cos’altro farà il governo?
«Stanzieremo
altri 20 milioni di euro per i primi interventi. E altre risorse per
riaprire scuole e strade secondarie e per l’agricoltura. Poi anticiperò
un’altra proposta di legge per semplificare le procedure di ricostruzione post calamità».
Cambiando cosa?
«Ad esempio i
tempi. Devono essere prefissati. Una ricostruzione non può durare
all’infinito. Dieci anni potrebbe essere un tempo sufficiente».
Si parla di 36 mila sfollati. Quanto si stanzierà per la ricostruzione?
«Sento circolare molti numeri. Sarei più prudente. Per fare una stima attendibile dobbiamo aspettare che l’acqua refluisca. E capire se case e campi allagati sono davvero persi per sempre. Una cosa voglio dire con certezza: il governo farà la sua parte».
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