Kosovo ponte dell’odio, la città di Mitrovica è simbolo delle divisioni

Passano le ore e i raduni, stavolta, si svolgono senza violenze. Ma ieri era anche la giornata della diplomazia. E di Kosovo si è parlato un po’ dovunque, da Oslo, al meeting dei ministri degli Esteri Nato, a Chisinau, dove si teneva il summit della Comunità politica europea. E proprio da quel palco, il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz sono tornati a fare pressioni sul primo ministro di Pristina Kurti, perché organizzi presto nuove elezioni nei quattro Comuni del Nord, dove i sindaci albanesi eletti sono contestati. Dopo giorni di pressing internazionale, compreso dagli Stati Uniti Kurti in un colloquio con la stampa italiana, fa una parziale apertura e lancia un suo piano per la de-escalation: «La legittimità del voto è bassa, lo ammetto. I sindaci inizino il mandato e facciamo colloqui a Bruxelles con la Serbia, poi organizzo elezioni anticipate». Pristina vuole tornare al dialogo, ma a patto che si formalizzi il riconoscimento del Kosovo, «con un modello ispirato a quello delle due Germanie della dottrina Willy Brandt», continua. Che poi attacca il presidente serbo Vucic: «Un autocrate filorusso, con cui non puoi essere generoso». Neanche l’Occidente deve esserlo, per Pristina. La polveriera Kosovo, se è possibile, si allontana sempre di più da una normalizzazione.

LA STAMPA

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