La Tunisia gela Meloni e la Ue: no al baratto soldi-migranti

Il risultato formale della visita è una dichiarazione congiunta, propedeutica a un patto più ampio: «Un importante risultato – dice Meloni – primo passo verso un partenariato, vogliamo arrivare al Consiglio europeo di fine giugno con un memorandum d’intesa già firmato». Secondo la premier, l’immagine dei tre leader europei nel palazzo presidenziale di Cartagine, «rende l’idea di quanto siamo impegnati a dare una risposta ai nostri vicini tunisini». Meloni chiude con un annuncio: «Roma sarà pronta a organizzare la conferenza internazionale sulla migrazione e lo sviluppo che è un ulteriore tappa di questo percorso». Von der Leyen dà qualche dettaglio in più sul negoziato in corso: «La Commissione europea valuterà l’assistenza macrofinanziaria non appena sarà trovato l’accordo necessario. E siamo pronti a mobilitare fino a 900 milioni di euro per questo scopo di assistenza macrofinanziaria. Come passo immediato, potremmo fornire subito un ulteriore sostegno al bilancio fino a 150 milioni di euro». La questione dei diritti umani viene sottolineata con nettezza soltanto da Rutte.

La destra celebra la giornata: «La missione segna un altro importante successo della politica estera italiana portando ad un importante accordo di cooperazione che servirà a stabilizzare la Tunisia», dice il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza. «Aiutare la Tunisia non serve solo a governare i flussi migratori ma innanzitutto a dare un grande segnale di attenzione al continente africano», aggiunge Maurizio Lupi, leader di Noi moderati. Un trionfalismo che non convince le opposizioni: «Sui migranti non c’è nessuna svolta. Il problema in Tunisia è serio e non si risolve con una visita», dice Giuseppe Conte, leader del M5S. Laura Boldrini del Pd, è critica: «Nessuna istituzione italiana o europea può ignorare la violazione delle libertà democratiche e dei diritti umani che sta avvenendo in Tunisia». Mentre dal Terzo Polo, arrivano le osservazioni di Osvaldo Napoli, dirigente di Azione: «Il viaggio a Tunisi non ha cavato un ragno dal buco, e questo dispiace perché questo insuccesso lo pagheranno gli italiani».

LA STAMPA

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