Cosa succede a Forza Italia, dopo la morte di Silvio Berlusconi
di Gianluca Mercuri
La morte di Berlusconi pone al centro dell’attenzione il tema di che cosa accadrà al partito che l’ex premier ha fondato: e il destino della sua creatura può cambiare gli equilibri politici del Paese
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Che ne sarà, di Forza Italia?
Al di là dei ricordi, della storia, della leggenda, è questo il
tema più importante che si pone, nelle ore successive alla morte di
Silvio Berlusconi. Perché il destino della creatura dell’ex premier può
cambiare gli equilibri politici del Paese.
Punto per punto:
• L’erede che non c’è
Non l’ha mai voluto, non l’ha mai avuto: né quando era il capo
indiscusso di tutto il centrodestra, né ora che gli era rimasta solo una
Forza Italia ridotta a misure small. Per questo ora nel partito
predomina lo sconcerto: si aspettava una riunione con il leader, in
programma sabato, per definire nuovi incarichi. E ora?
• Senza linea di comando
La situazione la descrive Paola Di Caro, così:
«Le cariche potevano comparire o
scomparire in un battito di ciglia, per semplice volere di Berlusconi. E
così era stato anche stavolta, con il ribaltone che aveva portato al
declassamento di Licia Ronzulli, al rafforzamento della linea governativa di Antonio Tajani e alla crescita della componente vicina a Marta Fascina.
Ma già nelle ultime due settimane aveva cominciato a soffiare un vento
freddo: ipotesi di scalate da parte della stessa Fascina con i suoi
fedelissimi, di rapporti di forza tra lei e Tajani,
di un possibile ritorno all’attacco di Ronzulli, di cambiamenti
imminenti che lo stesso Berlusconi aveva annunciato ma ancora non
siglato. Tutto smentito ma tutto verosimile. E ora?».
• Lo spettro dell’estinzione
Paola, che segue il mondo berlusconiano da sempre, evoca scenari foschi:
«Quello più tragico, su cui alcuni fra gli alleati scommettono e insieme temono, è una fine rapida e immediata dello stesso partito.
Una fuga in tutte le direzioni, chi al centro, chi verso la Lega, chi
da FdI. Processo che potrebbe essere inevitabile se — fatto cruciale —
la famiglia di Berlusconi decidesse di staccare la spina e chiudere i rubinetti di finanziamento al partito, che vive grazie a fidejussioni, quasi 100 milioni».
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