Cosa succede a Forza Italia, dopo la morte di Silvio Berlusconi
• Le puntate precedenti
In questi mesi, Forza Italia è stata sulle montagne russe, in tutti i sensi. Subito dopo le elezioni, lo scontro tra Berlusconi e Meloni è stato violentissimo. Berlusconi voleva Ronzulli ministra, Meloni l’ha respinta sottolineando la necessità di persone «competenti». Ronzulli gliel’ha giurata e Forza Italia non ha votato Ignazio Ignazio La Russa alla presidenza del Senato. In quei giorni, Berlusconi si è fatto sorprendere mentre scriveva questo biglietto sui banchi del Senato: «Giorgia Meloni . Un comportamento 1. supponente 2. prepotente 3. arrogante 4. offensivo. Nessuna disponibilità al cambiamento. È una con cui non si può andare d’accordo». Poi le ha anche rinfacciato che il suo compagno lavora a Mediaset. Meloni ha risposto in modo durissimo: «Berlusconi si è dimenticato di scrivere una cosa: che non sono ricattabile».
• E poi che è successo?
Poi c’è stato un completo ribaltone. Sia i figli maggiori del leader, Marina e Pier Silvio, sia il suo sodale di sempre, Fedele Confalonieri, gli hanno spiegato che l’antimelonismo è l’ultima cosa che convenga alle aziende del gruppo. La famiglia ha trovato un equilibrio con l’ultima compagna del capo, la deputata Marta Fascina, assurta al ruolo di «quasi moglie» senza fastidiose complicazioni nell’asse ereditario. Soprattutto, Fascina ha avuto il via libera per prendersi il partito. Così ha cacciato Ronzulli e il suo alleato Alessandro Cattaneo dalle strategiche posizioni di capigruppo parlamentari. Altre nomine di osservanza fasciniana, fino a ieri, sembravano in arrivo nel partito. Antonio Tajani, eterno numero 2, nemmeno citato nell’ultimo messaggio del leader dall’ospedale , è arci-sostenitore della virata pro Meloni ma sembra ormai scavalcato dalla rampante Evita Peron forzista.
• E Meloni?
Meloni guarda lontano: un grande partito conservatore in Italia, un’alleanza tra i conservatori e il Partito popolare in Europa. Per questo, scrive Paola, «avrebbe avuto tutto l’interesse a procedere gradualmente, mantenendo viva l’area centrista che può fare da ponte tra Ppe e conservatori». Ora, però, «la morte di Berlusconi accelera tutto, non rende più di molto rimandabile una scelta, sia da parte degli azzurri (in primis Marina Berlusconi e i consiglieri storici), sia soprattutto da parte della stessa Meloni. Come dicono i suoi fedelissimi, per lei c’è ancora molto spazio politico da conquistare, ma per farlo servirebbe un’operazione stile Pdl, con conseguente ridefinizione nelle parole d’ordine e nella classe dirigente di FdI. I tempi sono maturi?».
• E Salvini?
Dopo il contrasto sul Quirinale, aveva ricucito con Berlusconi, fino a trovarsi spiazzato dal ricongiungimento tra lui e Meloni. Ora però proverà pure lui a contendere i voti berlusconiani, come d’altra parte i centristi, Renzi in testa. Scrive Massimo Franco: «Si tratta dunque di voti “strategici”, e da ieri più che mai in libera uscita: anche se difficilmente potranno essere ereditati in automatico dagli alleati; tanto meno dagli avversari storici. Renderanno semmai più acuta l’esigenza di trovare un contenitore in grado non solo di esprimerli ma di aumentarli». I prossimi mesi saranno decisivi, perché la lotta per l’eredità politica di Berlusconi «sarà un’operazione condizionata dalle Europee. È il 2024 l’orizzonte temporale e politico che dirà quanto l’eredità berlusconiana riuscirà a sopravvivere, o si perderà nelle lotte tribali».
• Perché è importante
Perché contrariamente ai luoghi comuni, il centrodestra è minoranza nel Paese, o maggioranza relativa: ha cioè meno voti della somma dei suoi oppositori, che per sua fortuna si odiano. In questo quadro, il 7-8% di Forza Italia è un capitale decisivo, quasi una golden share. Che può disperdersi o restare compatta, ma in ogni caso sarà decisiva.
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