Massimo Cacciari su Berlusconi: “Re della Tv, statista fallimentare: con Forza Italia ha rivoltato la politica”
Andrea Malaguti
Massimo Cacciari, giusti i funerali di Stato per Silvio Berlusconi?
«Certo,
perché no? È stato quattro volte presidente del Consiglio e da
trent’anni è la figura centrale della politica italiana. Mi sembra
normale».
Berlusconi morto, segui le news in diretta di oggi 13 giugno
È normale anche il lutto nazionale?
«Non ricordo precedenti per la scomparsa di un presidente del Consiglio, ma mi sembra la minore delle questioni».
I processi, la P2, Mangano stalliere ad Arcore, le leggi ad personam, il web si è scatenato.
«Guardi,
io non sono un giudice. Berlusconi è stato assolto nel 99% dei molti
processi a cui è stato sottoposto e ho sempre considerato suicida la
scelta della sinistra di attaccarlo sul fronte giudiziario anziché su
quello politico. Detto questo, se fosse dipeso da me, il lutto nazionale
non lo avrei proposto».
Qual è l’eredità politica del Cavaliere?
«Beh, è difficile dirlo. Il personaggio che va giudicato in varie dimensioni».
L’imprenditore lo promuove?
«Sarebbe
molto difficile non farlo. Ha inventato la tv privata e ha capito come
nessun altro il potenziale della comunicazione. Capacità e senso
dell’innovazione sono state quelle di un grande imprenditore».
Il capo politico?
«Il
capo politico ha segnato un’epoca. Ognuno può dare il giudizio che
crede. Ma Forza Italia ha rivoluzionato il modo di concepire la
politica. Un’innovazione che ha finito per diventare egemone».
Non mi è chiaro.
«Lo
sbaraccamento della forma tradizionale di partito è cominciata con
Forza Italia, che per prima si è presentata come formazione a conduzione
carismatica capace di rivolgersi direttamente alla gente. Un’invenzione
che ha cambiato le coordinate della politica, fino a condizionare anche
le cosiddette sinistre».
Più importante per il consenso il Tg5 o Drive In?
«Mi pare che abbia funzionato la somma delle due cose».
La pagella al Berlusconi statista?
«Un totale fallimento. Ma non ha fallito da solo. Lo ha fatto tutta la sua generazione».
Impietoso.
«Lucido.
Dopo trent’anni l’Italia sta molto peggio di prima. Non c’è stata
nessuna riforma seria istituzionale, amministrativa o dei servizi
fondamentali. E la Costituzione è diecimila volte più inattuata».
Professore, con Berlusconi se ne va anche Forza Italia?
«Non
credo. La triplice di governo ha bisogno della componente di forzista
in vista delle europee. Il disegno in prospettiva è piuttosto chiaro».
Una maggioranza tra i popolari e la destra?
«Ovvio.
E per questo al momento non sono ipotizzabili grandi fughe o strategie
di annessione. È vero che Forza Italia è ai minimi storici e che la
leadership di Meloni è molto forte, ma è anche vero che dal 1994 la
triplice destra-destra, Lega, Forza Italia non si è mai divisa. A
differenza di quello che succede a sinistra».
La destra vince anche alle europee?
«Possibile».
È uno scenario che la spaventa?
«In
nessun modo. L’Europa attuale è totalmente priva di visione strategica e
soprattutto di autonomia in politica estera per cui, chiunque governi,
l’egemonia della Nato e degli Stati Uniti continuerà a imporre la
propria linea. E per quello che riguarda l’amministrazione interna ci
penseranno come sempre le tecno-strutture, che sono del tutto
indifferenti al colore di chi vince le elezioni».
Chi è il delfino di Berlusconi?
«Non lo vedo».
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