La fine della Seconda Repubblica
L’Italia degli “autonomi” della partita Iva che pensavano sempre di pagare troppe tasse. Fu questa Italia che portò Berlusconi alla vittoria, che restò berlusconiana a dispetto di tutte le previsioni nei lunghissimi sette anni, dalla fine del ‘94 al 2001, in cui fu sbattuto all’opposizione, che lo fece rivincere nel 2001 e nel 2008 (sopportando la sconfitta, per soli 24mila voti, nel 2006). E continuò in buona parte a venerarlo – a votarlo un po’ meno – anche dopo il suo tramonto, un po’ per colpa sua e delle “feste eleganti” popolate di ragazze che lo misero nei guai, e un po’ per la condanna per frode fiscale (poi ridimensionata in sede europea) e l’esclusione dal Senato, che segnarono, ma solo fino a un certo punto, la sua uscita di scena, dopo la rinuncia alla guida del governo nel 2011, salvo poi vederlo risorgere da senatore otto mesi fa. Perché mentre tutti lo aspettavano ancora sul suo palcoscenico, con la sua solita pièce, Berlusconi, in età ormai avanzata, oltre il traguardo degli ottanta, s’era già inventato un’altra commedia: il nonnetto, pieno di acciacchi ma ancora disposto a svolgere il suo ruolo, appena rientra in Senato, a impegnarsi, a mettere a disposizione le sue conoscenze e le sue relazioni internazionali, a dare una mano, se necessario, ai traballanti governi della Terza Repubblica, in cambio di niente, o quasi niente. Berlusconi – contrario all’elezione al Quirinale di Mattarella, suo avversario ai tempi della prima legge sulle tv private, nel 1990, e dimissionario dal governo Andreotti che la fece approvare -, che riesce a intessere un rapporto con il nuovo presidente della Repubblica, lo frequenta quando può, ne tesse le lodi, ne sottolinea la saggezza. Berlusconi che prende le distanze dagli eccessi di Salvini e Meloni. Berlusconi europeista. E così continuando, a poco a poco, al cospetto degli eccessi di un centrodestra votato al populismo, Berlusconi che si guadagna il ruolo di “padre della patria”, arriva a candidarsi inutilmente al Quirinale, malgrado tutti i suoi trascorsi e la tardiva conversione putiniana in questi ultimi mesi della guerra in Ucraina. Tal che, il suo capolavoro, che purtroppo non potrà godersi, saranno i funerali di Stato in cui tutti i suoi vecchi nemici prenderanno commiato da lui, riconoscendogli le doti straordinarie che lo hanno fatto entrare di diritto nella modesta storia contemporanea degli ultimi trent’anni di questo Paese.
LA STAMPA
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