Fisco, addizionali Irpef: salasso in arrivo

di CLAUDIA MARIN

Roma, 26 novembre 2018 – Dicono tutti di volerle tagliare, ma la realtà è ben diversa: in molte zone del Paese – in primis nel Lazio e a Roma, ma anche in Piemonte e a Torino – le Regioni e i Comuni continuano a spremere imprese e cittadini con imposte locali da record. E se quando si tratta di riscuotere non ammettono ritardi, quando, al contrario, tocca ai loro uffici saldare fatture finiscono per sforare in misura anche rilevante i termini previsti dalla legge.

Un sistema a corrente inversa che si ripercuote pesantemente sulle tasche di milioni di italiani. Anche se, fortunatamente, le cose non vanno dappertutto così: esistono anche enti locali più virtuosi – tra i quali, per esempio, Firenze, ma non solo – che riescono a contenere la pressione fiscale e a pagare i creditori alle scadenze prefissate. È questa la fotografia del fisco locale in Italia scattata da una ricerca degli esperti dell’Istituto per la Competitività (I-Com) che sarà presentata domani a Roma e che qui anticipiamo.

Una radiografia che arriva alla vigilia di possibili rincari delle aliquote nel 2019: la fine del loro blocco, prevista in manovra, potrebbe portare incrementi, secondo uno studio della Uil, dell’addizionale comunale in più di 7mila Comuni, con rialzi medi di 36 euro, mentre i ritocchi per quella regionale potrebbero arrivare a 60 euro medi.

LA MAGLIA NERA – Dallo studio I-Com – curato da Stefano da Empoli e Gianluca Sgueo – emerge come le imposte locali siano arrivate a toccare in molte aree del Paese livelli mai raggiunti prima. È il caso di Roma, in assoluto la città d’Italia con la pressione fiscale più alta. Un primato poco invidiabile, frutto dell’effetto combinato delle addizionali comunali e regionali all’Irpef: le aliquote applicate sia dalla Regione Lazio sia dal Comune sono le più elevate del Paese. L’addizionale regionale Irpef raggiunge il 3,33%, la percentuale più alta d’Italia insieme al Piemonte. Quella del Campidoglio, invece, arriva fino allo 0,9% e in questo caso è record in solitaria.

LA CLASSIFICA – La città eterna conquista così il primato nazionale negativo con un’aliquota totale pari al 4,23%. La medaglia ‘d’argento’ se la aggiudica col 4,13% Torino che somma alle addizionali regionali del 3,33% un’aliquota comunale dello 0,8. In terza posizione, col 3,13%, ci sono a pari merito quattro città: Potenza, Campobasso, Genova e Bologna (tutte con un’aliquota comunale dello 0,8% e regionale del 2,33%). La città dove si pagano meno tasse d’Italia è, invece, Aosta (la percentuale complessiva ammonta all’1,53%) seguita da Cagliari (1,89%). Sul terzo gradino del podio dei virtuosi si colloca Firenze, dove le addizionali comunali si fermano allo 0,20% – le più basse di tutto il Paese – e quelle regionali all’1,73% per un totale dell’1,93%. A metà classifica Milano con il 2,54% complessivo.

I CATTIVI DEBITORI – Lo studio si concentra anche sui tempi di pagamento dei creditori, da parte dei Comuni. La maglia nera in questo senso spetta a Torino che paga mediamente le fatture in 72 giorni (con un ritardo di oltre 40 rispetto alla scadenza). Dall’altra parte della classifica Venezia, la città più puntuale d’Italia, che salda in media le aziende in 12 giorni (la normativa prevede un limite massimo ordinario di 30). Ottimi risultati per Firenze, con un tempo di pagamento medio di 19 giorni, Bologna (20 giorni) e Milano (21 giorni).

 

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