Draghi, la potenza di un’analisi che la politica voleva ignorare

Naturalmente si spera che il governo li porti e comunque è ben augurante agli occhi dei cittadini (Draghi non usa il termine gente o popolo ma «cittadinanza») questa nuova pedagogia istituzionale in cui il principio di autorità si fonda sulla dimostrazione di saper essere all’altezza delle emergenze sanitarie ed economiche in corso, scegliendo e non mediando. Conoscere e deliberare dopo aver ascoltato tutti (occhio al passaggio sulla centralità del Parlamento) ma senza farsi irretire da nessuno: questo il metodo proposto. E dopo averlo illustrato, il premier ha guardato più volte da sinistra a destra e da destra a sinistra l’intero emiciclo, con discrezione e senza voler fare teatro, come a dire: mi avete capito bene?

Smontando i pilastri del sovranismo, con Giorgetti seduto al suo fianco che annuiva, il capo del governo ha pure tracciato un’idea di patriottismo o di nazione (preferisce questo secondo vocabolo) come sforzo unitario per un obiettivo comune, ossia il futuro delle giovani generazioni, e il messaggio è chiaramente rivolto anche alla Meloni che questo tipo di discorsi li conosce bene e li sente fortemente. Ha dato la sensazione Draghi di sapere che su certe misure potrà contare sull’opposizione «patriottica» di Fratelli d’Italia e di rendersi conto che il suo è un governo omnibus con un’opposizione incorporata (una volta sarà la Lega, un’altra M5S e il Pd tramortito dovrà battere qualche colpo anche sguaiato per mostrare di esistere) e ciò non aiuterà la navigazione. 

Draghi appare consapevole che il suo approccio concretista vale come uno choc per i partiti abituati per lo più a piantare bandierine propagandistiche. Sa bene che stare in una maggioranza assai variegata non è la stessa cosa dell’identificarsi totalmente con il governo, e tuttavia sta prospettando ai partiti una possibile rigenerazione: badare al primato dell’interesse generale che allo stato in cui ci troviamo non ammette più conservatorismi e corporativismi di partito o di categoria. 

I dipendenti pubblici devono formarsi di più e meglio, crescere professionalmente, innovarsi e dalla scuola alla burocrazia elevare se stessi per alzare il livello del servizio ai cittadini e in prospettiva aiutare la crescita del Pil, della vivibilità e della competitività dell’intero Paese: ecco una delle vie della rinascita che passa da un costante, irreprimibile, pensiero del futuro. La sfida è lanciata: la forza di lasciarla cadere i partiti non ce l’hanno ma l’arma dell’unanimismo come consenso formale e freno fattuale rientra in certa tradizione italiana di cui non andare fieri. La società italiana, almeno quella delineata da Draghi, sembra per fortuna e per effetto di questa crisi epocale più avanti rispetto a certe incrostazioni politiche. E questo induce ad avere fiducia.

IL MESSAGGERO

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