Vaccini, nei frigo solo tre milioni di dosi, ma servono per i richiami: ritardi e inciampi del piano
I dubbi delle Regioni
Tutti speriamo nelle nozze, ma resta la questione dei fichi secchi. Le scorte sono agli sgoccioli AstraZeneca ha confermato il nuovo ritardo: invece di 340 mila dosi, previste per il 14, ne arriveranno 175 mila. Le altre saranno consegnate il 16 e il 23 aprile. Sempre che non accada, come è già successo, che le consegne slittino ulteriormente. Zaia fa i conti: «La prossima settimana arriveranno 13 mila vaccini AstraZeneca, praticamente niente, 126 mila Pfizer e 14 mila Johnson & Johnson e pare che di Moderna non arrivi niente fino a fine mese. Siamo pronti ma siamo costretti a esercitazioni dilettantesche».
Per raggiungere il mitico mezzo milione di dosi, ogni Regione ha la sua quota parte. Il Lazio ne dovrebbe fare 50 mila al giorno, ma sta viaggiando a 25 mila. Non perché non ce la faccia, ma perché sono finite le scorte. E le farmacie pronte sono ferme, per lo stesso motivo. Come in Piemonte. Qui siamo a 25 mila vaccinazioni al giorno, con target di 40 mila a maggio. Ci sono 190 punti vaccinali attivi, ma anche 80 strutture alternative, mille farmacie e grandi hub per vaccinazioni di massa in arrivo (Lingotto, Reale mutua, Caselle). Tutto quasi pronto e tutto inutile senza i vaccini.
Consegne imprevedibili
Roberto Burioni commenta con un «mica male» i 300 mila vaccini al giorno raggiunti: «Forza Generale!». E Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa, è entusiasta: «A marzo sono quadruplicati i vaccinati». Eppure i dubbi restano tanti. Anche dando per scontato quello che non è, e cioè che le aziende rispettino i patti, c’è la questione dei tempi. I contratti sono trimestrali. Dunque, le aziende tendono a consegnare molto alla fine del trimestre, rendendo impossibile tenere una media costante. In più, non c’è certezza dei tempi di arrivo. Le penali scattano solo a fine trimestre. Lo stesso commissario non annuncia né i giorni né i quantitativi, per non essere smentito. Ma così come si fa a programmare? I cambi in corsa di Ema e Aifa sulla «sicurezza» del vaccino hanno creato una psicosi AstraZeneca. In Puglia, sostiene l’assessore alla Sanità Pierluigi Lopalco, gli appuntamenti disertati hanno toccato punte del 40%. In Sardegna, passata da zona bianca a zona rossa anche per la bassa percentuale di vaccinazione, addirittura del 60%. I cittadini sono disorientati e bisognerà capire cosa avverrà con l’arrivo di Johnson & Johnson, che è basato sulla stessa tecnica. Di questo farmaco sono in arrivo quantità irrisorie ad aprile, ridotte rispetto agli annunci. E ancora più enigmatico è il caso di Curevac. È previsto l’arrivo di 14 milioni di dosi, ma c’è un problema non irrilevante: questo vaccino non è ancora stato approvato dall’Ema.
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I dislivelli sul territorio
E poi c’è il capitolo Regioni. Non tutte hanno la stessa capacità di somministrazione. Le percentuali variano, in alcuni casi per scelta, per tenere una scorta di richiami, in altri per incapacità di tenere il passo. Fanalino di coda è la Calabria con il 69,2% delle dosi ricevute somministrate. La Valle d’Aosta è in testa con 89,1%. Ma anche sugli over 80 le differenze non mancano: hanno immunizzato con due dosi più della metà degli anziani soltanto la Provincia autonoma di Bolzano, quella di Trento e Molise. In clamoroso ritardo la Toscana, con il 18%, e la Sardegna con il 23,2%.
La struttura del commissario e la protezione civile stanno mettendo a disposizione i volontari per supplire alle carenze sul territorio. La Basilicata ha chiesto aiuto. In Sicilia arriveranno 1.350 operatori sanitari. In Sardegna apre oggi un nuovo hub vaccinale a Quartu Sant’Elena, con 10 medici e i 5 infermieri dell’esercito. Bisognerà vedere se basterà, anche in considerazione del drastico calo di somministrazioni dei weekend.
Campania in rivolta
Facendo il verso al premier, il presidente Vincenzo De Luca si sgola: «Con quale coscienza avete tolto ai cittadini campani una quantità di 210mila dosi di vaccino?». Il «grido di dolore» fa riferimento a un’effettiva dissimmetria. Finora la ripartizione delle dosi tra le Regioni faceva capo alla capacità di somministrazione. Chi correva di più, ne aveva di più. La Campania, evidentemente, all’inizio non era in grado di smaltire dosi rapidamente. Dal 15 aprile le dosi saranno fornite in proporzione alla popolazione. Ma chi ha perso dosi all’inizio le recupererà solo alla fine della campagna vaccinale. Il presidente del Piemonte Alberto Cirio ha chiesto a Figliuolo di avere 10 mila dosi di vaccino in più di Moderna e Pfizer perché la popolazione anziana del Piemonte è, in proporzione, superiore a quella di altre regioni. Figliuolo ha detto sì, ma anche lui, alla fine, si dice «preoccupato per l’approvvigionamento».
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