Ilva: l’impianto resta attivo, il futuro dell’acciaieria legato al verdetto del Consiglio di Stato sulla possibile chiusura

Il futuro sostenibile

I sindacati, rispetto a Emiliano, mantengono un approccio che guarda di più all’occupazione. Per la segretaria della Fiom Cgil Francesca Re David «sarebbe davvero una beffa insopportabile se, dopo il danno, non diventasse possibile l’approdo a una produzione ambientalmente sostenibile dell’acciaio nell’impianto di Taranto». E la beffa, per il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia, sarebbe «la confisca degli impianti disposta dalla magistratura che, come sindacato, vediamo con forte preoccupazione». La soluzione? Per Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, è «l’intervento diretto dello Stato nel controllo della maggioranza di Acciaierie d’Italia, non più rimandabile», e che attualmente è previsto al 2022. Ma senza continuità aziendale lo Stato potrebbe trovarsi costretto a fare un passo indietro rispetto all’investimento. E così, anche dopo la sentenza di ieri e a 9 anni dal primo sequestro, Taranto rimane con i dubbi del 2012: come conciliare salute e lavoro? E la risposta è demandata, ancora una volta, ai giudici. Ora toccherà al Consiglio di Stato.

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