Meloni: «Per Fratelli d’Italia nessuna fusione. Giovedì vedrò Draghi: basta limiti alla libertà»
È il suo momento: nei sondaggi Fratelli d’Italia ormai affianca il Pd come secondo partito, il suo libro va a gonfie vele, sui social crescono i consensi, forse porterà a casa — oggi potrebbe essere il giorno del vertice decisivo — il candidato a lei più gradito per Roma, Enrico Michetti.
E, ciliegina sulla torta, Giorgia Meloniha appena ricevuto un invito per giovedì dal premier: «Gli avevo chiesto incontri periodici e cadenzati anche con l’opposizione, perché riteniamo di poter dare il nostro contributo. Apprezzo che Draghi ci abbia ascoltato».
Essere unica opposizione sta pagando, ma cosa andrà a dire a Draghi per portare a casa un risultato?
«Il risultato non lo cerco per me, ma per gli italiani. Ho detto che avremmo fatto un’opposizione patriottica e responsabile, non cambio idea. Quindi solleverò il tema delle limitazioni della libertà personale che non può più essere sottaciuto, insisterò perché si acceleri quanto più possibile sulle riaperture interrompendo la continuità di azione — su questo piano — con il governo Conte».
Come Salvini e Letta, chiederà garanzie sul blocco dei licenziamenti?
«Purtroppo non basta bloccare i licenziamenti per salvare posti di lavoro, bastasse un editto del governo sarebbe tutto più facile. Il vero problema da affrontare è che il 40% delle aziende rischia la chiusura, con il risultato che milioni di italiani finirebbero per strada in ogni caso».
L’alternativa quale è?
«Bisogna concentrarsi sula tenuta delle imprese, sulla loro continuità. Per paradosso, imponendo il blocco dei licenziamenti si favoriscono i più spregiudicati, quelli che non si fanno scrupolo a chiudere l’attività, licenziando tutti e magari non pagando tasse e fornitori, per poi riaprire una nuova attività con una diversa ragione sociale. Dovremmo invece aiutare gli imprenditori che assicurano la continuità di impresa. Noi abbiamo proposto per esempio l’unificazione degli anni fiscali 2020-21 per pagare le tasse giuste nel 2022, e un regime fiscale di favore per chi resiste e mantiene i livelli occupazionali. E poi porteremo a Draghi temi trascurati, ne cito solo due: possibile che con situazioni disastrose come quelle della rete infrastrutturale, i Benetton possano scaricare i loro debiti miliardari sulla Cassa depositi e prestiti prima che tanti lavori siano messi in sicurezza? Possibile che non si possa almeno rimandare a fine pandemia l’entrata in vigore del nuovo regolamento dell’agenzia bancaria europea per cui, con un minimo di scoperto, un cittadino o una impresa possono vedersi precluso l’accesso al credito? Sono tante le cose da fare».
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