Meloni: «Per Fratelli d’Italia nessuna fusione. Giovedì vedrò Draghi: basta limiti alla libertà»



Battaglie che per Salvini il centrodestra dovrebbe fare unito, a partire dall’Europa.
«Da presidente dei Conservatori europei dico che il mio obiettivo è proprio allargare la nostra casa, con chi nel Ppe si sente subalterno al peso del Pse e chi nei gruppi di destra vuole uscire da un certo velleitarismo anti-europeo e contribuire a creare una nuova Europa con più forza e concretezza. Sono i conservatori europei la casa di questo percorso. E sono processi lunghi e complessi, non si risolvono in uno schioccar di dita. E non riguardano solo le dinamiche italiane, ma quelle di decine di Stati e movimenti politici».

E in Italia? Salvini sembra pensare ad un asse con FI e una federazione, tanto più ora che si guerreggia al centro col partito di Toti e Brugnaro. Un modo per metterla a margine?
«Personalmente non ho velleità di fusione, credo l’esperienza del Pdl abbia dimostrato quanto sia difficile quel percorso. Ma escludo che una eventuale federazione o unione tra Lega e FI possa nascere per isolare FdI, perché senza di noi si perde, lo dicono i numeri. Semmai, un maggior coordinamento delle forze del centrodestra di governo serve per opporsi all’aggressività della sinistra. Sul partito di Brugnaro, considero naturale che la politica si adatti alla realtà del momento. Io ho fondato un partito che va bene, la diversità è ricchezza, non è un problema se ne nascono altri. L’importante è sapere per fare cosa».

In questo clima, è oggi che sceglierete i candidati per le Comunali?
«Possibile. Quello che voglio io è vincere, non partecipare, non piantare bandierine. Spero che tutti vogliano la stessa cosa».

E l’uomo giusto a Roma è Michetti, candidato che non a tutti piace?
«Ci sono diversi nomi sul tavolo, ma confesso che il nervosismo della sinistra su Michetti mi ha colpito. Evidentemente si rendono conto che è più attrezzato dei loro numerosi e divisi candidati. Lui è quello che i sindaci chiamano per risolvere i problemi dei sindaci. Come in Pulp Fiction, è il Mr Wolf dei sindaci, con però anche un gran carico di empatia…».

Ma se i suoi alleati non fossero convinti e si tornasse all’idea di candidare politici, come Lupi a Milano o Gasparri a Roma?
«Abbiamo confermato nell’ultimo vertice che le migliori figure sono le civiche: ci permettono di allargare i confini. Resta la strada da seguire».

Nella corsa al Quirinale lei sosterrebbe Draghi o no?
«Parlare oggi di Draghi al Quirinale è prematuro, e mi pare che in molti lavorino contro questa ipotesi, anche perché vorrebbe dire la fine della legislatura. C’è molto tempo ancora».

E lei lo sfrutta anche sui social, dove — ha scritto il Corriere della Sera — è il politico che movimenta più la rete. È tempo di cambiare target, messaggio, strategia, basta piazze?
«In questi tempi siamo stati anche costretti a comunicare via social, per le restrizioni del Covid, ma non ho affatto intenzione di abbandonare la politica sul territorio o di sostituirla. Come tutti, ci adeguiamo ai tempi, ma se funzioniamo sui social non è perché adottiamo chissà quali armi segrete: ho sempre la stessa squadra, siamo sempre noi. Se cresci è perché vince il tuo messaggio, la sostanza di quello che dici e fai, non il mezzo con cui lo diffondi».

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